Anime al cinema. Spank e Paprika

di Martina Cossia Castiglioni

Tra i progetti di Nexo Studios, che ha saputo portare diverse forme artistiche sul grande schermo, c’è anche l’intento di riproporre al cinema le anime. Un tempo si sarebbe parlato di «cartoni animati», termine che evoca soprattutto prodotti destinati ai bambini. Oggi si parla piuttosto di animazione, e le anime (spesso dirette a un pubblico adulto) arrivano dal Giappone. Ad aprire questa nuova stagione c’è un lungometraggio che mette d’accordo tutti: Le pene d’amore di Spank di Shigetsugu Yoshida, inedito in Italia, non a caso nelle sale durante la settimana di San Valentino, dal 13 al 16 febbraio. Il buffo e simpatico cagnetto disegnato da Shun’ichi Yuzimuro e Shizue Takanashi nasce come manga (come fumetto), ma diventa presto, all’inizio degli anni Ottanta, il protagonista di una popolarissima serie televisiva. Le pene d’amore di Spank, realizzato nel 1982, non mette insieme degli episodi, ma è stato pensato proprio per il cinema. Tornano, certo, molti dei personaggi della serie, come Aika (la padroncina del nostro eroe), i suoi compagni di scuola, il gatto Torakiki, però in una storia completamente nuova. Spank si innamora della cagnolina Anna, e Aika a scuola fa la conoscenza del suo proprietario, Sho Shimada. Dopo qualche contrasto iniziale i due giovani diventano amici ma lui, che incoraggiato dalla madre si dedica con rigore allo studio del violino, dovrà presto trasferirsi negli Stati Uniti. E persino il matrimonio che sta per essere celebrato tra Anna e Spank potrebbe riservare delle sorprese. In questa storia d’amore e d’amicizia abbastanza classica, prevalgono l’ironia e i momenti di divertimento, grazie alla simpatia e alle peripezie di Spank. Al contempo, senza troppi discorsi filosofici, nel film viene sottolineata l’importanza di vivere con intensità ogni giorno della propria giovinezza, costruendo ricordi che ci accompagneranno per tutta la vita.

Dal 17 al 19 febbraio, invece, torna nelle sale (sempre distribuito da Nexo Studios) Paprika. Sognando un sogno di Satoshi Kon, regista scomparso prematuramente nel 2010. La pellicola, tratta da un romanzo di Yasutaka Tsutsui, era stata presentata con successo al Festival di Venezia nel 2006. In quest’opera innovativa e visionaria, ritroviamo uno dei temi chiave di tutta la filmografia di Satoshi Kon: la commistione tra finzione e realtà. In un futuro forse non lontano, una nuova tecnologia chiamata DC mini permette agli psicanalisti di entrare nei sogni dei loro pazienti a scopo terapeutico. Ma qualcuno si è impadronito di tre di questi apparecchi, con conseguenze che potrebbero essere devastanti. La dottoressa Atsuko Chiba, grazie al suo alter ego Paprika, cerca di scoprire il colpevole entrando nei sogni dei suoi colleghi. Paprika, e lo spettatore con lei, sprofonda in una dimensione onirica tanto colorata quanto pericolosa, dove i sogni degli uni si fondono con quelli degli altri, rendendo sempre più difficile distinguere il sonno dalla veglia.

Nell’opera d’esordio di Satoshi Kon, Perfect blu (thriller psicologico dai toni molti cupi), il motivo della labilità dei confini tra finzione e realtà era declinato attraverso un gioco meta cinematografico e identitario molto complesso. Il tema del doppio e dell’identità torna in Paprika come riflessione sulle possibilità che il sogno e l’immaginazione ci offrono. Nel bene e nel male.

Informazioni su Martina Cossia Castiglioni 26 Articoli
MARTINA COSSIA CASTIGLIONI (1964) si è laureata in Lingue alla Statale di Milano. Dal 2001 al 2009 ha tenuto un rubrica dedicata ai libri per Milano Finanza e dal 2011 al 2016 è stata responsabile editoriale per Uroboros Edizioni. Appassionata di cinema, frequenta  i corsi di Longtake e ha iniziato da poco a scrivere di cinema in rete.

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