L’abbaglio di Roberto Andò. Un film con tre storie difficili da condensare.

Set del film “L’Abbaglio” di Roberto Andò, 2024. Nella foto Foto di Lia Pasqualino. Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Lia Pasqualino. Set of “L’Abbaglio” di Roberto Andò, 2024. In the picture Photo by Lia Pasqualino. This photograph is for editorial use only, the copyright is of the film company and the photographer assigned by the film production company and can only be reproduced by publications in conjunction with the promotion of the film. The mention of the author-photographer is mandatory: Lia Pasqualino

di Pino Moroni

Visto in senso largo, L’abbaglio di Roberto Andò è un film risorgimentale con richiami ai più famosi 1860 di Alessandro Blasetti del 1934 e Viva l’Italia di Roberto Rossellini del 1961; con battaglie campali e barricadere, fucilazioni e distruzioni, colpi di baionetta e movimenti di popolo, accompagnati da canti patriottici e musiche rivoluzionarie, ma soprattutto tanta retorica nazionale che ha sostenuto e poi tenuto insieme l’Unità d’Italia per molto più di un secolo.
Un’Italia purtroppo attraversata da imbonitori di ogni specie in buona fede o meno (compreso Garibaldi, che sa di bleffare, come fa capire il film) e di disillusioni popolari sempre più cocenti nel tempo (la questione meridionale ancora irrisolta). In parole povere, in Sicilia (ed anche in Italia) non è cambiato molto perché nulla doveva cambiare (parafrasando Il Gattopardo).
Un abbaglio, insomma, dalle infinite interpretazioni filologiche e contenutistiche, che ancora non è finito, malgrado la evidente frantumazione di quella Unità, così faticosamente conquistata, con proiezioni centrifughe sempre più evidenti nel nostro futuro (le autonomie differenziate).

immagine per L’abbaglio di Roberto Andò
L’abbaglio di Roberto Andò

Abbaglio infatti è vedere quello che non è, vuol dire ingannare se stessi. Anche oggi, in un’epoca connotata da benessere e tecnologia (avere tutto materialmente anche senza dover pensare) l’unica speranza rimane quella di non perderli, anche a costo di perdere parti essenziali di sé (come la libertà) e parti d’Italia (da svendere a chi già le ha richieste).
Come si fa a parlare di Unità nell’inarrestabile individualismo?
Di questa prima parte epica c’è da ricordare la trepidante attesa dei garibaldini nelle barche per la partenza a Quarto, con i canti e l’entusiasmo di un ideale giusto, lo sbarco sanguinoso sulla spiaggia di Marsala, la fondamentale cruenta battaglia di Calatafimi, la scoperta delle parti più bucoliche e selvagge della Sicilia, le barricate sulla rocca di Corleone, l’aiuto umano e disinteressato dei paesani di Sambuco. Parti ad alto livello di immagine e di emozioni.
La “storia principale” intermedia è quel piccolo ma essenziale frammento di guerra dimenticato (ispirato dal racconto “Il silenzio” di Leonardo Sciascia (1960).

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