di Martina Cossia Castiglioni
Quando il Pontefice muore, i cardinali si riuniscono in Vaticano per eleggere un nuovo Papa. Tra i vari candidati, i favoriti sembrano essere Aldo Bellini, liberale e più aperto alle innovazioni, e Goffredo Tedesco, conservatore e reazionario. Ma anche il cardinale nigeriano Joshua Adeyemi e il canadese Joseph Tremblay ambiscono alla carica più alta. A mediare c’è il decano Thomas Lawrence, lui stesso potenziale candidato, benché più desideroso di tornare a essere un semplice pastore che di diventare Papa. A sorpresa si unirà a loro il cardinale Vincent Benitez, che il defunto Pontefice aveva segretamente designato arcivescovo di Kabul. Tra lotte di potere, intrighi e scomodi segreti, il conclave avrà un esito inatteso.
A due anni da Niente di nuovo sul fronte occidentale (premiato con quattro Oscar), il regista Edward Berger – nato in Germania da madre svizzera e padre austriaco – torna dietro alla macchina da presa con Conclave. Presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma nell’ottobre scorso, il suo nuovo film esce ora nelle sale italiane. La sceneggiatura dell’inglese Peter Straughan è basata sull’omonimo romanzo di Richard Harris, le cui opere sono state spesso portate sul grande schermo. La pellicola ha una struttura abbastanza classica con un’atmosfera vicina a quella di una spy story, e trae la sua forza da due elementi in particolare: l’interpretazione degli attori e l’aspetto formale. Il regista, più che a una denuncia della corruzione della Chiesa, sembra interessato alle fragilità e ai conflitti interiori dei personaggi, combattuti tra l’ambizione e la fede. Ralph Fiennes, nel ruolo del decano Lawrence, è molto convincente, ma anche il resto degli attori – Stanley Tucci (Bellini), John Lithgow (Trembley) e Sergio Castellitto (Tedesco) – lavora bene. Isabella Rossellini, contraltare femminile in un cast tutto al maschile, è sorella Agnes, un personaggio in apparenza secondario, al quale riesce a dare spessore con una recitazione tutta in sottrazione.
Conclave è anche una pellicola molto scenografica. La Cappella Sistina, teatro di una delle sequenze più suggestive del film, è stata interamente ricostruita a Cinecittà, mentre alcune scene sono state girate alla Reggia di Caserta, con la sua imponente scalinata di marmo. Molto bello l’arrivo dei cardinali in Vaticano, con i loro abiti rossi e riparati da ombrelli neri tutti uguali (in un’altra sequenza, altrettanto colorata, gli ombrelli saranno bianchi). Agli spazi aperti e più ariosi si contrappongono però altri più claustrofobici: stretti corridoi e molte porte chiuse, a cominciare da quella della stanza del defunto Papa, sigillata dopo la sua morte. Luci e ombre che sembrano riflettere la lotta tra la fede e la bramosia del potere. A volte però, di fronte a questa pellicola impeccabile nella forma e nella recitazione, si ha la sensazione che manchi un guizzo, un’emozione. Resta comunque un lavoro che si guarda volentieri. Il film è candidato a ben cinque Golden Globe, tra i quali il premio al miglior attore protagonista per Ralph Fiennes e quello alla miglior attrice non protagonista per Isabella Rossellini.