Sean Baker e la sua Anora

di Lorenza Del Tosto

Sean Baker, e la sua giovanissima attrice Mickey Madison, sembrano sparire, minuti ed eterei, tra gli ospiti che affollano il cocktail organizzato in loro onore. Come se in assenza dell’iphone, con cui il regista ha catturato il mondo nei suoi film migliori, spettasse ai loro occhi e ai loro corpi immergersi nell’umanità che li circonda: un pubblico colto di artisti del settore che, conclusa la proiezione di Anora, rivolgerà loro qualche domanda.
Ed eccolo riemergere dal cocktail Sean Baker con  il suo viso da bambino, sprigionando gioia e passione. Un costruttore di sofisticati meccanismi ad orologeria emozionato all’idea di svelare alla curiosità di un pubblico di estimatori  le minuzie  e i segreti, le imperscrutabili soluzioni dei suoi film, di cui è responsabile personalmente di casting,  sceneggiatura, riprese, montaggio e, in parte, anche produzione.
“Ma il più grande credito che ho per questo film è la scelta degli attori.”
Perché il meticoloso meccanismo di Anora non avrebbe funzionato, spiega, senza l’esuberante apporto dei suoi attori che hanno elevato e innalzato il valore della sceneggiatura.
Sorride rivolto a Mickey Madison, la sua protagonista, in piedi accanto a lui: lunghi capelli neri, viso di porcellana, ancora più minuta, più scintillante e insieme riservata, di lui: una calamita che interiorizza umanità e la rielabora.
Sembra impossibile che questa figuretta delicata ed intensa che si tiene in un angolo e parla con una voce che sfiora il microfono e potrebbe, in un istante, incrinarsi abbia invece la tempra di acciaio che le ha permesso di  essere Anora: una lavoratrice del sesso di umilissime condizioni che lavora in uno strip club di New York.  Basta guardarla per sentire tutta la magia del cinema, il suo enorme potere di trasformazione.
La sua tempra di acciaio Sean, che è una spugna di umanità, l’ha avvertita subito. Ha visto Mickey in C’era una volta ad Hollywood e si è detto che un giorno loro due avrebbero lavorato insieme.
Quando Anora era solo un’idea che andava prendendo forma nella sua testa, ha visto Scream 5 e, folgorato sulla sua poltrona del cinema, ha capito di aver trovato la protagonista della sua storia ancora non scritta. Uscito dalla sala ha chiamato l’agente di Mickey e, dopo averla incontrata, ha iniziato a scrivere la sceneggiatura per lei. Su di lei.
“Ci siamo incontrati e mi ha detto che non aveva ancora una parte da propormi, ma me l’avrebbe cucita addosso. L’avrebbe scritta per me. Mentre scriveva siamo sempre stati in contatto e ho seguito lo sviluppo passo, passo. Non mi era mai capitata una cosa simile. Di ricevere tanta fiducia da una regista.” Sussurra con la sua voce di miele Mickey Madison.

Alcune scene del film

In fondo ai suoi occhi si legge ancora l’incredulità ma anche la determinazione con cui si è preparata: studiando il russo, e il dialetto di Coney Island perché suonasse perfetta.
E se la favola di Cenerentola nel film non ha esattamente l’happy end, lo ha nella realtà. Mickey Madison, giovane attrice ebrea, è in lizza per infiniti premi.
I lavoratori del sesso sono, già da tempo, il centro di interesse dei film di Sean Baker. Film creati con un’ intuizione travolgente, con un’immediatezza vorticosa. Come Tangerine  girato tutto con Iphone. Come se il lavoratori del sesso, con il loro lavoro e la loro verità,  racchiudessero tutto ciò che c’è da sapere sull’umanità, contenessero una chiave per arrivare al cuore del mistero e alle sue pieghe più nascoste. Che lui, film dopo film, cerca di svelare. Ora, con Anora,  Hollywood lo ha trovato, è aumentato il budget, è arrivato il grande pubblico e il timore forse che qualcosa vada perduto: la vitalità, l’originalità e la freschezza, beni preziosi e rari.
Ma intatti sono, in lui, stasera freschezza e passione:
“Vi posso dire come nasce questo film.” Spiega agli estimatori che ha davanti. La nascita di un progetto, sebbene imperscrutabile e misteriosa e quasi inspiegabile per l’autore stesso, sollecita sempre la curiosità.
“Lavoro con Karren Karagulian,  che interpreta il personaggio di Toros nel film, da tempo. È un armeno arrivato a Brighton Beach nel 1990. Per vivere ha venduto caviale all’angolo di Brighton Beach Boulevard. Ha poi sposato una russa che recita anche lei nel film. Conosce tanti dettagli della vita della comunità russa di Coney Island e, da tempo,  volevamo trovare un modo per raccontarli.  L’impulso iniziale lo ha dato lui, io ho aggiunto le mie ricerche sui lavoratori del sesso, e così abbiamo trovato la nostra storia. …Ma ci sono voluti 15 anni per trovarla….”

Mikey Madison e Mark Eydelshteyn

Sorride allargando le braccia: il pubblico che ha davanti sa bene come vanno queste cose. Il lavoro che c’è dietro le immagini che scorrono fluide sullo schermo: quante storie a lungo cercate, quante storie perse lungo la strada.  
“Il lavoro attoriale trasmette l’impressione di una danza condotta con maestria dove tutti lavorano sullo stesso tono, talvolta più comico, a volte più serio. Quanto c’è di scrittura e quanto è stato lasciato all’improvvisazione?”
Sean Baker risponde con slancio, quasi temesse di non riuscire a spiegare con esattezza i dettagli di questa danza:
“Questo film è frutto della collaborazione, gli attori hanno capito da subito profondamente la mia visione: intuendo quali erano i momenti comici e quali i momenti più seri e questo ci ha permesso di trovare il tono al film in tempo reale. Quanto è scrittura e quanto è improvvisazione? Dipende dalle scene. La sceneggiatura era scritta nel dettaglio, con tutti i dialoghi. A volte bisognava aderire strettamente al testo come nella scena dell’irruzione in casa dove tutto è calcolato alla perfezione: spostamenti e dialoghi.”
Ma la magnifica scena d’apertura che serve a mostrare il lavoro all’interno di un club di spogliarelliste è opera al 100 per cento di Mickey: una scena indimenticabile, al ritmo di Greatest Day dei Take That, quasi un documentario sulla vita notturna in un locale di spogliarelliste. Mickey Madison ha trascorso del tempo nei club, ha parlato con le persone che vi lavorano, ha imparato la pole dance e il twerking.

Mikey Madison

Gli occhi di Sean Baker scintillano di entusiasmo, indicando la sua attrice immobile nel suo angolo. Non smetterebbe di esaltarla. Si capisce che, pur facendo tutto da solo, o forse proprio perché fa tutto da solo, gode immensamente della collaborazione e della genialità di chi lo circonda.             
“Abbiamo girato 30 minuti di improvvisazione. Mickey si muoveva nel locale.  Interagiva con i clienti passando dall’uno all’altro, persone che non aveva mai visto e che, per lei, erano dei perfetti sconosciuti. Proponeva delle varianti. “
Sean Baker, entusiasta delle varianti proposte non solo da lei, ma anche dagli altri attori e la invita a parlare. E Mickey Madison con la sua voce intensa e delicata, con il suo sussurro potente prende la parola:
“Sean ha scritto una sceneggiatura bellissima e, insieme, ci ha lasciato piena libertà. A volte c’erano paragrafi di sola descrizione. O delle scene dove io dovevo riempire gli spazi vuoti. Se leggevo: “scena lasciata all’intuizione della spogliarellista” sapevo che lì toccava a me. È stata una collaborazione meravigliosa.”
Anora è nata dall’unione della genialità dell’ uomo che l’ha pensata e dalla genialità e dedizione della donna che l’ha incarnata.
“Ho amato il mio personaggio, l’ho amato con tutta me stessa, al momento di iniziare le riprese non c’era domanda su di lei a cui non avessi dato risposta, credo che questo abbia poi reso più facile  l’improvvisazione.”
Ora che arriva una domanda sul montaggio Sean si fa serio e scrupoloso. Il suo meccanismo ad orologeria è costituito da tre parti fondamentali, spiega:
“Che hanno uguale peso e importanza. Scrivere, girare, montare. Sul montaggio lavoro da solo, costruisco scena per scena, non faccio un preassemblaggio. È un lavoro lento che mi permette di stabilire il tono ed il flusso. È un viaggio che percorro insieme allo spettatore. L’unico svantaggio di lavorare così è che non sai mai, fino alla fine, che film hai fatto. Ti tiene in tensione fino all’ultimo.”
“Tutto il film mantiene lo stesso tono tragicomico, solo nell’ultima scena dove ho avvertito un cambiamento radicale. Era già pensata così in sceneggiatura o è venuta fuori in corso d’opera, durante la lavorazione?”
Sean Baker, con il suo viso da bambino, resta un istante in silenzio, preparandosi a rivelare la molla più segreta del suo meccanismo. Uno degli elementi che più gli sta a cuore.
“L’ultima scena era già in sceneggiatura. Il finale è sempre la prima cosa che scrivo. È dalla fine che nasce un film, è la parte più importante per me della narrazione filmica.” Su questo punto, si intuisce dal tono, è irremovibile. Il finale è motore, essenza e approdo di ogni storia. “Era una scena davvero complessa. Ne abbiamo discusso molto con Mickey e con il direttore della fotografia. In sceneggiatura c’era più dialogo, ma durante le prove abbiamo apportato degli aggiustamenti.” Anche il finale è frutto di collaborazione tra il regista e il suo cast. “Arrivati al momento di girarla ci siamo accorti che non c’era più bisogno di molte parole. In tutto il film la gente parla tanto e comunica poco. In quest’ultima scena occorreva il silenzio perché le persone potessero comunicare.”
Sean vuole che sia Mickey a concludere l’incontro e con il suo intenso, vibrante sussurro Mickey accetta: “Era una scena molto importante per il mio personaggio. Ero agitata prima di girarla perché volevo essere sicura di renderle piena giustizia. Abbiamo cambiato piccole cose perché sembrasse più autentica. Ad Anora sono successe tante cose e ha sempre tenuto duro. Non ha voluto mostrare il suo cuore spezzato. Non voleva crollare. È solo in quest’ultima scena che, dietro la maschera di donna forte e dura, mostra il suo volto. Non che non sia forte e dura, ma è anche fragile.  Una fragilità che è umana e appartiene a tutti.”
E che è la cifra dei film di Sean Baker: una carezza alla fragilità umana e un inno ai più deboli anche quando hanno la corazza più dura. È questo l’ingranaggio profondo che tiene insieme il suo meccanismo ad orologeria. Una grande passione, una grande curiosità, una grande fiducia nelle risorse di un’umanità perdente. Che, speriamo, nessuna Hollywood gli potrà levare.

Vedi anche: Anora. La ricerca della dignità perduta di chi per lavoro vende il proprio corpo

Informazioni su Lorenza Del Tosto 30 Articoli
Lorenza Del Tosto Vive a Roma con le sue figlie e il gatto Leo. Interprete di Conferenza free lance. Tra le sue passioni: le serate di chiacchiere con gli amici, il cinema, la letteratura e l’Aikido. Ha una rubrica Lost in Translation con ritratti di attori e registi per cui lavora. Ha vinto un’edizione del Premio Loria per racconti inediti ed è arrivata finalista in altri concorsi letterari.
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