Un evento speciale al Teatro Orione di Bologna per un capolavoro d’animazione
“Il contadino vive in armonia con la terra, ma quella stessa terra che lo nutre lo tiene schiavo, legato da leggi non scritte eppure implacabili.” – dal libro The Paesants di Reymont.
di Mattia Migliarino
Con The Peasants, uscito nel 2023 e recentemente approdato in Italia con una proiezione evento al Teatro Orione di Bologna, i creatori di Loving Vincent, Dorota Kobiela e Hugh Welchman, hanno dato vita a un’opera straordinaria. Questo film, tratto dal romanzo del 1904 di Władysław Reymont, Premio Nobel per la letteratura, unisce l’arte visiva alla denuncia sociale in una narrazione di grande impatto. Utilizzando l’animazione dipinta a mano, ogni scena è composta da migliaia di dipinti a olio realizzati da artisti di quattro diversi studi europei. Questo approccio, ispirato al movimento artistico Giovane Polonia, cattura il ciclo delle stagioni e il legame profondo tra l’uomo e il suolo, trasformando ogni fotogramma in un quadro vivente.
Il film segue la storia di Jagna, una giovane donna di rara bellezza e spiccato talento artistico, intrappolata in una società rurale soffocante e patriarcale. Costretta dalla madre e dalle leggi del villaggio a sposare un ricco vedovo, Jagna si trova al centro di un dramma che intreccia gelosie, pettegolezzi e tradizioni oppressive. Il suolo, simbolo centrale della vita contadina, diventa un elemento di legame comunitario ma anche di conflitto sociale. Come scriveva Jean-Jacques Rousseau nel suo Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini: «Guardatevi dall’ascoltare questo impostore; siete perduti, se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno». Questa frase sembra risuonare nel film, che affronta il tema del possesso e del potere con una forza che attraversa i secoli.
Guardando The Peasants, non si può non pensare a pellicole come Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci o L’albero degli zoccoli (1978) di Ermanno Olmi, che raccontano storie di collettività e oppressione nei contesti rurali. Qui, come in quelle opere, il possedimento agricolo non è solo lo scenario delle vicende umane, ma il simbolo di una costante battaglia tra padrone e braccianti, tra tradizione e cambiamento. Anche in questo film, il possedimento diventa metafora di identità e potere, un legame che unisce e divide allo stesso tempo.
In questo mondo, Jagna è una figura tragica e simbolica. La sua bellezza e il suo talento artistico non sono considerati risorse, ma minacce; la sua vita viene sacrificata sull’altare di un sistema che fatica a evolversi. Le donne, in questo contesto, diventano merce di scambio tra famiglie, uno strumento per aumentare i possedimenti. Tuttavia, Jagna emerge anche come un simbolo di resistenza silenziosa, una figura che incarna la lotta contro un sistema ingiusto.
Il titolo italiano del film, La nostra terra, richiama il rapporto viscerale tra i personaggi e il territorio, ma anche la tensione emotiva e sociale che questo genera. La pellicola trasforma questo rapporto in un’esperienza visiva unica, in cui la bellezza del paesaggio rurale si intreccia con le sue contraddizioni e asprezze. In un’epoca in cui l’animazione è spesso relegata al ruolo di puro intrattenimento, The Peasants dimostra che questo linguaggio può raccontare storie profonde e universali.
La proiezione evento al Teatro Orione di Bologna è stata l’occasione perfetta per apprezzare un’opera che non è solo un tributo al romanzo di Reymont, ma una reinvenzione moderna e potente. The Peasants è un film da vivere e discutere, capace di riflettere sulla bellezza, le ingiustizie e il cambiamento che fatica ad arrivare.