Francesco Guccini. Tra la via Emilia e il West, con nostalgia.

di Martina Cossia Castiglioni

Per chi ha amato e ama Francesco Guccini e le sue canzoni, è un appuntamento imperdibile. Dal 5 all’8 dicembre, nelle sale cinematografiche, torna in versione restaurata la registrazione del concerto tenuto dal cantautore il 21 giugno 1984 in piazza Maggiore a Bologna: Fra la via Emilia e il West. Sono passati quarant’anni, e nel film il Guccini di oggi rievoca in un video le circostanze in cui è nato il concerto; racconta la sua città natale, Modena, con la via Emilia che la divideva in due, mentre la strada dove il cantante abitava da una parte la incrociava e dall’altra si perdeva nei campi della periferia. Giornalista, docente di lingua italiana, cantante e scrittore (il primo dei suoi numerosi romanzi è Cròniche Epafániche, del 1989) Guccini inizia la sua carriera come autore, con brani scritti per l’Equipe 84, i Nomadi e Caterina Caselli. Il suo primo album solo è Folk Beat n° 1, del 1967. Da allora fino al 2012, quando dichiara di voler lasciare la professione di cantante, Francesco Guccini ha realizzato oltre 30 album tra lp in studio, dischi live e raccolte.

All’epoca del concerto di Bologna, al quale partecipano oltre centomila persone (riempiendo la piazza fino ai portici) il cantautore ha al suo attivo nove album e vent’anni di carriera come musicista. Ad accompagnarlo sul palco c’è la sua band storica: Vince Tempera al piano, Elade Bandini alla batteria, Ares Tavolazzi al basso (i tre avevano iniziato a suonare con Guccini nel 1970 in L’isola non trovata), Juan Carlos “Flaco” Biondini alla chitarra (che collabora con lui dall’album Amerigo, del 1978) e, per la prima volta, Antonio Marangolo al sassofono. Durante il concerto si esibiscono anche amici e colleghi: l’Equipe 84, che cantano Auschwitz, i Nomadi e il mitico Augusto Daolio con Dio è morto, Paolo Conte con Genova per noi, Lucio Dalla con Piazza Grande e Pierangelo Bertoli con Maddalena. E non mancano musicisti statunitensi come l’armonicista Andy J. Forest, che con un suo brano apre il concerto, o come la cantante Deborah Kooperman. C’è anche il gruppo folk italiano dei Viulan. A quell’epoca era difficile vedere riuniti sullo stesso palco più artisti italiani dello stesso calibro (con qualche rara eccezione), eppure, per celebrare Francesco Guccini, questo accade.

Con l’immancabile bottiglia di vino e la sua chitarra, il cantautore modenese intrattiene il pubblico con uno show senza particolari scenografie né effetti speciali, solo con la sua voce e il suo senso dell’umorismo. Brani che erano già dei “classici”, e lo sono ancora. Difficile per noi, ancora oggi, nel vedere il film, trattenere la commozione quando Guccini intona i primi versi di Canzone per un’amica, o trattenerci dal cantare il ritornello di Canzone dei dodici mesi, o farci trascinare dal ritmo de La locomotiva. Si esce dal cinema con un po’ di nostalgia, ma anche col desiderio di riascoltare l’opera di un artista che è sempre attuale. In occasione dell’uscita del film verrà ripubblicato il doppio album omonimo del 1984, con un audio completamente rimasterizzato e in copertina il disegno originale realizzato da Bonvi (nome d’arte di Franco Bonvicini, celebre fumettista) per il poster del concerto.

Informazioni su Martina Cossia Castiglioni 20 Articoli
MARTINA COSSIA CASTIGLIONI (1964) si è laureata in Lingue alla Statale di Milano. Dal 2001 al 2009 ha tenuto un rubrica dedicata ai libri per Milano Finanza e dal 2011 al 2016 è stata responsabile editoriale per Uroboros Edizioni. Appassionata di cinema, frequenta  i corsi di Longtake e ha iniziato da poco a scrivere di cinema in rete.
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