“Abbiamo bisogno di un grande dibattito sul futuro” Cesar Catalina
di Giulia Pugliese
Francis Ford Coppola è un uomo ambizioso, ha deciso di fare un film sulla guerra e ha fatto Il film sulla guerra: Apocalypse now; ha deciso di fare un film sulla mafia e ha fatto Il film sulla mafia: la saga del Padrino; ha fatto un film sulla paranoia e sulle intercettazioni prima del Watergate: La conversazione. La sua ambizione infinita l’ha portato a voler scrivere un film sull’utopia e su come il mondo possa essere un posto migliore, anche attraverso il bello, l’architettura e l’arte, mettendo da parte i piccoli giochi di potere e le meschinità umane. Tuttavia il tema così complesso, non è narrato in maniera saggistica, né documentale, ma attraverso un racconto di finzione, e questo complica la linearità della spiegazione delle idee di Coppola e affatica lo spettatore dal crearsi una sua opinione sulle questioni. Due cose che mancano a Megalopolis sono proprio la linearità e la chiarezza dell’esposizione, l’opera è un grande affresco barocco di volti, situazioni e intenti che non seguono un filo preciso e la volontà di dare una visione totalizzante. Coppola, attraverso il suo protagonista Cesar Catalina (Adam Driver), affabula ed entra in dialogo con lo spettatore, cercando di convincerlo che l’invenzione del Megalon, un metallo miracoloso, può cambiare le sorti del mondo ed elevare la civiltà pseudo romanica ed imperiale di New Rome.
La critica immediata è all’imperialismo e al capitalismo americano, ma anche al comunismo perché New Rome, è messa sotto scacco da un satellite sovietico, che gravita su di essa e minaccia di caderne sopra. Allora se tutte le utopie prima o poi diventano distopie, come dice il film, cosa bisogna fare? Inventare nuovi tipi di società basati sulla bellezza e su valori tutti nuovi. Chi può essere il perfetto alter ego di un regista? Un architetto perché anche lui costruisce luoghi e mondi possibili. L’equazione è tempo e spazio, ma anche amore, infatti Cesar Catalina che riesce a bloccare il tempo, ma diventa più abile e più morigerato grazie all’amore di Julia (la bellissima Nathalie Emamnuel), riecheggia la storia d’amore tra Coppola e la moglie, che è mancata da poco.
La regia è periscopica e sincopata, dando un senso di smarrimento, con numerosi personaggi, location e il tentativo di rendere più sfarzoso possibile il film, lo spettatore è ingoiato in questo vortice ed è perso. Ma la complessità della tematica dovrebbe intrecciarsi con la complessità dell’immagine, ma il film risulta tanto straniante da essere difficile da seguire. Lo straniamento che dovrebbe essere buono, visto che Francis Ford Coppola costruisce un mondo diverso, potrebbe starci, ma aumenta perché condito da scene cringe, dove spesso i protagonisti sono il personaggio di John Voight, lo zio banchiere di Cesar, il personaggio di Aubrey Plaza che già ha un nome che è tutto un programma Wow Platinum e quello di Shia LaBeuf nella parte del nazionalista fluido che un po’ ricorda Trump, un po’ ricorda Boy George, che verrà ucciso a testa in giù.
Sicuramente gli aspetti più interessanti sono quelli filosofici: che mondo dobbiamo/vogliamo costruire, dopo tanta devastazione, crudeltà e corsa alle ricchezze? L’uomo continuerà a distruggere o a costruire? La bellezza, la filosofia, l’arte e il pensiero possono essere centrali in questo mondo? Il riferimento all’impero romano ha una doppia valenza: la grandezza dell’antico, ma anche l’impero che si auto distrugge da solo. Il film mette in scena i mali moderni in chiave surreale, ma a tratti in maniera troppo letterale come la vestale che dovrebbe essere vergine, ma invece non lo è e si rifà un’immagine da rocker, o l’arrampicatrice sociale Wow Platinum, un personaggio che sa di vecchio e stereotipato, e che potrebbe anche non esserci.
Megalopolis è un’opera totale di cui si apprezzano più le intenzioni che il vero risultato, sarebbe risultata moderna, se Coppola l’avesse girata, quando l’ha ideata nel 1978; parlare oggi di mondi possibili e di creazioni di nuovi paradigmi è coraggioso, ma risulta un po’ stantio. Cesar che è un costruttore di mondi porta come tutti gli uomini geniali, il peso di non essere capito dalla gente, tuttavia mai come oggi, bisogna dubitare di milionari geniali che hanno risposte su tutto. Il mondo che Francis Ford Coppola ci fa respirare è pieno di vecchi cliché e di eccessivi ornamenti, tutto questo fasto, non rispecchia il reale, ma il film risulta ancora più scadente e stereotipato quando rappresenta la povera gente. Quello che ne esce peggio sono i rapporti umani, delineati dal film: l’artista e la sua musa, il padre (Giancarlo Esposito) che si oppone al matrimonio e la vecchia moglie ricordata come un angelo. Sono cose passate, in un film dove il passato è una cassa di risonanza per il meglio, non per il peggio. Ma l’opera trascende il tempo, come fa il suo protagonista, e non vuole rappresentare né passato, né presente, né futuro, ma creare un immaginario a parte. Pur apprezzando il coraggio e la forza del regista e della sua opera, che a tratti riesce a ottenere punti molti alti, nei dialoghi e nei temi che riesce a toccare: il disvelamento degli intenti di Cesar, i confronti tra il protagonista e il suo rivale Franklin Cicero, la scena della dichiarazione di Cesar a Julia sospesi in aria come l’amore fa sospende e la scena della famiglia Cicero in treno che finalmente si chiarisce. Il problema più grande di Megalopolis, non sta nella confusione, nello sfarzo e nel pressappochismo di alcune scelte, ma nell’immagine. Le immagini che il film crea sono vecchie e non stupiscono per nulla, allora la magnificenza delle ambientazioni, cozza con un’immagine che non è né affascinante né favolosa, ma risulta dozzinale e sembra di essere in una grande pubblicità del Campari (vedi la scena della festa che a mio parere è la più brutta visivamente).
Megalopolis è un’opera omnia, di uno dei più grandi registi viventi, che riesce ancora a dire cose importanti, ma che è legato forse troppo a un modo di fare cinema che non esiste più, eppure la sua giovane crew di talentuosi figli e nipoti, come Gia e Sofia, poteva indirizzarlo a fare un’opera che visivamente fosse più contemporanea.
Francis Ford Coppola è ancora capace di creare mondi che ci entusiasmano e di portare in scena idee di cui forse si parla poco e di cui si dovrebbe parlare di più come il miglioramento della società attraverso la scienza e l’arte. Megalopolis è l’ultimo esempio cinematografico di epica, ma è anche un film che ha uno sguardo speranzoso verso l’umanità, dopo tanto cinismo e tanta miseria al cinema.
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