di Letizia Piredda
Una guerra all’istruzione, all’identità e alla cultura, questo l’aspetto che il bel documentario di Stefano Di Pietro vuole mettere in evidenza rispetto al conflitto Russo-Ucraino. Che i missili russi abbiano avuto come primo obiettivo le scuole disseminate sul territorio ucraino, non sarà un caso: infatti, seguendo una consolidata tradizione, i russi colpiscono le scuole, in quanto simbolo di educazione, di istruzione, di cultura e di identità di un popolo. Ma non soltanto le scuole: le biblioteche, gli archivi e tutte le strutture che conservano e trasmettono la cultura di un popolo. E questo con un obiettivo ben preciso: poter arrivare a negare l’esistenza della lingua ucraina, del popolo ucraino, della nazione ucraina. L’impero russo deve distruggere tutto questo come un rullo compressore, né più né meno di quello che hanno fatto i nazisti nei cosiddetti Bücherverbrennungen (in italiano “roghi di libri”) che sono stati dei roghi organizzati nel 1933 dalle autorità della Germania nazista, durante i quali vennero bruciati tutti i libri non corrispondenti all’ideologia del Terzo Reich. Anche il cinema ci offre esempi eclatanti in questo senso: basti pensare a Farenheit 451 di Truffaut, dove i vigili del fuoco invece di spegnere gli incendi, li appiccano per bruciare i libri e con essi la cultura. Truffaut con questo film voleva metterci in guardia contro la progressiva perdita di umanità e cultura di fronte allo strapotere dei media.
Percorriamo lunghi tratti del territorio ucraino martoriato, disseminato di case distrutte, pencolanti, sventrate mentre un suono cupo simile a un’eco di bombardamenti in lontananza ci accompagna: sì perchè il rombo dei bombardamenti non finisce quando i bombardamenti finiscono, ma resta come un sottofondo traumatico ineliminabile. Poco dopo entriamo in una scuola completamente ricostruita e attrezzata a tutti i livelli, in piena attività: restiamo colpiti dalla capacità di resilienza degli ucraini che hanno capito che le prime ricostruzioni dovevano essere le scuole. Ma soprattutto ci colpiscono i colori dentro le aule e i visi dei bambini che ridono e un po’ si ritraggono quando l’obiettivo si avvicina. Sarebbe interessante vedere la reazione di Putin di fronte a queste scuole ricostruite: non c’è esercito che tenga, né missili a lungo raggio, né bombe, nè droni di fronte alla resilienza di un popolo.
Diverse le interviste riportate nel documentario. Tra queste, di particolare rilievo quella al Ministro dell’Istruzione Ucraino, Oksen Lisovyi, che ci aggiorna sulla situazione attuale dell’istruzione nel paese e le problematiche relative al conflitto, affermando che l’istruzione è l’unica panacea contro la minaccia che la coscienza delle persone venga manipolata attraverso false informazioni.
Il Ministro dell’Istruzione Ucraino Oksen Lisovyi
Le riprese girate in Russia sono state fatte da una troupe locale diretta dal regista da remoto, e i russi intervistati vivono in esilio.
L’istruzione viene usata come un’arma, gli edifici scolastici vengono presi di mira, i bambini vengono rapiti e i libri di storia vengono riscritti. War on Education racconta questa storia non raccontata per sensibilizzare l’opinione pubblica; infatti anche i principali giornali internazionali hanno toccato la questione solo in modo superficiale.
Il documentario è stato presentato nella sezione ‘Speciali’ alla 22/a edizione di ‘Alice nella Città’ a Roma. Ancora prima al 33/o Forum Economico di Karpacz (Polonia), e sarà proiettato, il prossimo 7 novembre, anche al Consiglio D’Europa a Strasburgo.
Sono queste le voci che danno un contributo importante in un conflitto, perchè fuori da qualsiasi propaganda bellica, non si limitano a fare delle affermazioni, ma le documentano intervistando le persone che si occupano dell’Educazione Scolastica in Ucraina, ma anche voci russe dissidenti come la storica Tamara Eidelman ex insegnante di storia, che ha dovuto lasciare la Russia proprio per la sua posizione dichiaratamente contraria a Putin. Testimonianza che ci fa capire come sia difficile fare l’insegnante in Russia e quali sono le conseguenze per chi non si adegua all’ideologia dominante.