di Pino Moroni
Emilia Pérez di Jacques Audiard, è un film di grande successo nei vari Festival del Cinema (e nel recente Festival del Cinema di Roma compreso)
Le tematiche che affiorano sempre di più nella nostra società, ma anche in forte contraddizione, sul nostro futuro prossimo venturo, sono quelle dei cambiamenti, di ogni tipo.
Anche l’essere umano, dopo essersi vanificato nel nulla, non è più contento di essere così come è, e come si percepisce, brutto e cattivo, senza rimedio. E prova, con tutto quello che la scienza mette a disposizione, a cercare di cambiare in meglio.
Nel cinema, recentemente, e in questo senso si sono già visti, tra l’altro, film come Titane di Julia Decournau (con sostituzioni di parti del corpo in titanio), Crimes of the future di David Cronenberg (con inserimenti e rigetti di organi nuovi), Povere creature di Yorgos Lanthymos (con impianto del cervello di un neonato), senza contare le serie infinite di storie di Robot umanoidi e le saghe di Transformers.
Ciò vuol dire che anche registi autoriali (Il profeta) come Jacques Audiard (con premi importanti presi ovunque, ed anche per questo film) non provino a cavalcare con successo questo filone. Ma la domanda è come? I rischi di assemblaggi, non solo corporei ma anche di idee di cattivo gusto, sono purtroppo presenti nella attuale produzione cinematografica.
Il film Emilia Pérez (che si svolge in Messico) parte dal tema principale, molto reale e giustificato di una transizione di genere. Ma già può diventare molto implausibile quando chi la vuole è un boss della droga.