Joker: Folie à Deux di Todd Phillips

Perché adesso non sono più solo” Arthur Fleck alias Joker

Nella seconda parte di quella che forse diventerà una trilogia, troviamo Arthur Fleck, il nostro sciroccato preferito, in carcere alle prese con le angherie dei secondini, ma la sua popolarità continua, tanto che è stato fatto un film su di lui (forse il Joker che tutti noi abbiamo visto), e deve affrontare il processo per i cinque omicidi che ha commesso.
Joker, il primo film, si basava sull’idea di usare un personaggio del mondo dei comics per parlare del presente e di noi. Stupiva perché era duro, come potrebbe essere un film di Park Chan-wook, e riprendeva i film di Martin Scorsese come Taxi Driver e Re per una notte, dimostrando che, per creare il film, si era fatta una ricerca e c’era un’idea centrale. Infatti, anche l’accoglienza a Venezia è stata sbalorditiva: vince il Leone d’Oro, un premio a cui questo tipo di prodotto di solito non può ambire. Premiato dal botteghino mondiale e permette a Joaquin Phoenix di vincere l’Oscar, diventa un piccolo cult e, in qualche maniera, segna una nuova era cinematografica, che fa del villain il protagonista assoluto, cercando di comprendere i suoi atti, anche psicologicamente. Un cinema che può sembrare a-morale e crudele, ma dove ci viene presentato un personaggio fortemente umano che tocca in noi le corde dell’empatia.
Joker può non incontrare i gusti di tutti, ma sicuramente non è un film che lascia indifferenti, e non si può dire che non sia un’opera pensata, ponderata e con una sua dignità.


Quando si è pensato a un seguito, questa scelta poteva avere un senso e poteva essere ancora una volta un prodotto di rottura, usando un linguaggio del cinema classico come il musical. In fondo, in questi anni si è visto spesso stravolgere i generi, reinventarli e trasformarli in altro. Joker: Folie à Deux ha un inizio molto interessante e intrigante, con dei cartoni animati che ci aiutano a ricordare cosa è successo nel primo film. Tuttavia, in questo secondo capitolo sembra mancare proprio un pensiero di base, un filo conduttore, e sembra semplicemente una sequenza di immagini. La storia (quasi inesistente) non è in armonia con le parti musicali. L’uso di canzoni non scritte per il film e moderne, che è un’operazione complessa riuscita perfettamente con Moulin Rouge di Baz Luhrmann e anche in The Queer con l’uso di Come as You Are dei Nirvana, in questo caso risulta stridente e forzata.
Le parti più interessanti del film, infatti, sono quelle che richiamano il primo e riescono perché hanno delle tinte cupe. Due aspetti sono particolarmente interessanti: l’uso dei media nella storia, spesso vediamo Arthur attraverso uno schermo. Vediamo come viene dipinto dai media, come usano il suo personaggio e come lo vedono i suoi fan. I media sono, anche nel primo film, dei mostri da demonizzare. Tuttavia, se nel primo questo discorso arriva alla fine con il personaggio interpretato da Robert De Niro, Murray Franklin, ed è più legato all’industria dell’intrattenimento e a come deride le persone comuni, in questo caso si parla di media di informazione e di news. La continua attenzione che questi rivolgono al Joker serve a renderlo soggetto all’opinione pubblica volubile, che lo glorifica ma è anche pronta ad abbandonarlo. In una sorta di attrazione-repulsione, si usa il personaggio del Joker per destabilizzare Gotham City.
Il secondo aspetto è il riappropriarsi di Arthur Fleck di se stesso, attraverso una sottile psicologia. Arthur vuole essere amato per quello che è, e non perché è il Joker. Infatti, c’è una scena in cui Arthur scappa da un sosia del Joker. Ma ormai, per tutti, Arthur non è più l’uomo vessato, con un disordine mentale, una vita infelice e un lavoro mediocre da clown. Per tutti, Arthur è il Joker e ha ragione di esistere, è amato e ha una dignità solo in questa veste.

Joker: Folie à Deux non riesce perché è in balia di una follia che si chiama sensazionalismo. Todd Phillips è come un criceto che corre dietro a idee sempre nuove, che però a volte riescono, a volte no. Questo film è alieno, ma non ha neanche senso. Inoltre, Lady Gaga non dà spessore e nuova linfa a un personaggio, Harley Quinn, già visto più volte al cinema, cosa che invece il Joker ai suoi tempi aveva fatto. La cantante sembra essere ancora in piena sindrome House of Gucci e non riesce a essere convincente come attrice. Più consoni a lei sono i ruoli in cui interpreta una cantante, come in A Star is Born. Mentre Joaquin Phoenix non è poi così eccelso nelle sue performance musicali.


Il legal drama non è un genere avvincente, e anche le scene in carcere, con il pur ottimo attore Brendan Gleeson, non riescono a raggiungere il pathos del primo film.
Un pasticciaccio che poteva essere evitato con una maggiore cognizione di causa e qualche suggerimento da qualcuno più esperto.

Informazioni su Giulia Pugliese 22 Articoli
Giulia Pugliese Scrittrice Educazione 2011 - Master in EUC Group & CEERNT European Project 2006/2010 - Laurea triennale in Cooperazione allo sviluppo Esperienze lavorative 2024 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Odeon 2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online I-Films 2022/2023 - Scrittrice di critica cinematografica per il blog online Long Take Premiazioni Vincitrice del concorso di scrittura per la critica cinematografica over 30 indetto da Long Take Film Festival quinta edizione - 2023
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