Marco Bellocchio ha sempre saputo cogliere e rappresentare le tensioni politiche e sociali del nostro Paese. Uno dei suoi film più emblematici, Sbatti il mostro in prima pagina del 1972, è una potente riflessione sul potere dei media e sulla manipolazione dell’informazione. A distanza di oltre cinquant’anni, le tematiche affrontate in questo film rimangono estremamente attuali.
Il film si svolge nella Milano degli anni ’70, un’epoca segnata da intense turbolenze politiche e sociali. La storia ruota attorno all’omicidio di una giovane studentessa e all’inchiesta giornalistica che ne segue, decisa a trovare un colpevole da “sbattere in prima pagina”. Il protagonista, interpretato magistralmente da Gian Maria Volonté, è il direttore di un giornale che sfrutta l’omicidio come pretesto per manipolare l’opinione pubblica e perseguire i propri scopi politici. Nella cornice di una Milano inquieta e tesa, ogni scena svela il potere e la spietatezza dei media, mettendo in luce come le notizie possano essere distorte per fini personali. Bellocchio dà vita a un personaggio complesso e carismatico, un maestro della manipolazione che incarna le contraddizioni e le ambiguità di un’intera epoca. Il regista ci mostra come i media possano essere utilizzati come strumento di potere, capaci di distorcere la realtà e la verità per servire degli interessi specifici. Il film evidenzia la pericolosità di una stampa asservita a logiche di potere, che sacrifica la verità e la giustizia sull’altare del sensazionalismo e della propaganda.
Guardando alla situazione attuale della stampa e della politica in Italia, non possiamo fare a meno di notare le inquietanti somiglianze con il contesto descritto da Bellocchio. Oggi, come allora, i media giocano un ruolo cruciale nel plasmare l’opinione pubblica. Tuttavia, la diffusione delle fake news e la polarizzazione del dibattito politico rendono la situazione ancora più complessa rispetto agli anni settanta. Infatti, l’avvento dei social media ha moltiplicato le voci e le piattaforme attraverso cui le notizie vengono diffuse. Se da un lato ciò ha in un certo senso democratizzato l’accesso alle notizie, dall’altro ha anche facilitato la diffusione di informazioni false o manipolate. In questo contesto, la responsabilità dei giornalisti è più grande che mai: devono essere custodi della verità e dell’integrità, evitando di cadere nella trappola del sensazionalismo a scapito della veridicità.
Per creare un’opera così controversa Bellocchio utilizza sapientemente il linguaggio cinematografico per sottolineare i temi trattati. Grazie a una regia incisiva e caratterizzata da inquadrature strette e movimenti di macchina decisi, che creano un senso di claustrofobia e tensione, le immagini riflettono perfettamente l’ambiente oppressivo e manipolatorio in cui si muovono i personaggi. La fotografia del film, curata da Caimi, utilizza tonalità fredde e un’illuminazione spesso contrastata, che contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e inquietante. Le scene ambientate nella redazione del giornale sono particolarmente efficaci nel trasmettere il senso di cinismo e disumanità che caratterizza il mondo della stampa descritto da Bellocchio.
Il montaggio alterna sequenze rapide e frammentate a momenti di maggiore riflessione, mantenendo così sempre alta la tensione narrativa, un ritmo serrato che coinvolge lo spettatore e lo costringe a confrontarsi direttamente con le tematiche del film, ponendo lo spettatore in una situazione di visione attiva più che passiva, aiutandolo a riflettere sul film, a criticarlo, a discuterlo.
Ma sono di certo le interpretazioni degli attori il vero punto di forza del film. Gian Maria Volonté, nel ruolo del direttore del giornale, offre una performance magistrale, capace di trasmettere l’ambiguità morale e il carisma manipolativo del personaggio. Il cast di supporto, tra cui Fabio Garriba e Laura Betti, contribuisce a rendere credibile e coinvolgente il racconto.
Sbatti il mostro in prima pagina non è solo un film, ma un avvertimento. Marco Bellocchio ci invita a riflettere sul ruolo dei media e sulla loro influenza nella società. Oggi, in un’epoca in cui le informazioni sono a portata di click e la verità spesso sfugge tra le maglie della rete, è fondamentale recuperare l’etica giornalistica e il rispetto per la verità. Solo così possiamo sperare di costruire una società più giusta e consapevole. Un’opera imprescindibile per chiunque voglia comprendere le dinamiche tra stampa e potere, che continua a offrirci spunti di riflessione e che, a distanza di anni, risulta più che mai attuale.