Gli Amanti del Pont-Neuf

di Martina Cossia Castiglioni

A Parigi, nell’estate delle celebrazioni per il bicentenario della Rivoluzione Francese, Alex e Michèle si incontrano. Lui è un clochard che intrattiene il pubblico in strada come mangiafuoco, lei un’artista in fuga con gravi problemi alla vista. Sullo sfondo del Pont-Neuf, chiuso per lavori, i due giovani vivono un amore tormentato, si ubriacano, tirano avanti come possono. Sul ponte vive anche Hans, un tempo guardiano «di palazzi, fabbriche, fari, cimiteri», dei quali possiede ancora le chiavi, apparentemente ostile alla ragazza. Ma la famiglia di Michèle la sta cercando: forse esiste una cura per la sua malattia.

Scritto e diretto da Leos Carax, presentato a Cannes nel 1991, Gli amanti del Pont-Neuf è il terzo film del regista francese, ora disponibile alla visione su MUBI. Un’occasione per rivedere o scoprire una pellicola che a trent’anni di distanza non sembra aver perso il suo fascino. Una lavorazione lunga e travagliata, molti soldi spesi per produrlo (il ponte era stato ricostruito interamente sul set), Gli amanti del Pont-Neuf venne accolto con pareri discordi dalla critica e fu un flop di incassi, ma ancora oggi è ritenuto da molti un capolavoro.

Uno dei punti di forza della pellicola è senza dubbio l’interpretazione dei due protagonisti. Nel ruolo di Alex (vero nome di Carax, che lui dà spesso ai suoi personaggi) c’è Denis Lavant, attore feticcio del regista; in quello di Michèle, Juliette Binoche (presente anche in Rosso sangue). I due attori si mettono a nudo, non hanno paura di mostrarsi sporchi, imbruttiti. Il film, soprattutto nella parte iniziale – pensiamo alle sequenze in stile quasi documentaristico nelle quali Alex, ferito, viene accolto in un ricovero insieme ad altri senza tetto, precocemente invecchiati dall’alcol e dal degrado in cui vivono – è una denuncia della condizione drammatica dei clochard in una Francia che inneggia alla propria grandeur e dimentica i disagiati.

Gli Amanti è anche una pellicola visionaria, e il Pont­-Neuf è un luogo che sembra fuori dal tempo, regno assoluto dei due protagonisti.

Il fuoco è un elemento importante nella storia. Alex ci gioca, sia in senso metaforico, sia materialmente quando si esibisce in pubblico. Simbolo della passione amorosa, è al contempo forza distruttrice quando il giovane dà fuoco ai manifesti con il volto di Michèle, che i familiari hanno fatto affiggere per ritrovarla: vano tentativo di Alex di tenere egoisticamente la ragazza solo per sé e di mantenere accesa la «fiamma» del loro amore.  

In tutta la pellicola ci sono sequenze di grande suggestione visiva, da quella del sottopassaggio della metropolitana in fiamme, a quella della danza sul ponte dei due protagonisti, mentre alle loro spalle il cielo e il fiume sono illuminati dallo spettacolo dei fuochi artificiali, e la musica passa da You’re gonna gets yours dei Public Enemy al valzer di Strauss.

Dopo una serie di vicissitudini, il film si chiude con una sorta di lieto fine, con Alex e Michèle in viaggio su una chiatta lungo la Senna, omaggio a l’Atalante di Jean Vigo.

Nel 1992 Gli Amanti del Pont-Neuf ottiene tre European Film Awards: per l’interpretazione di Juliette Binoche, per la fotografia di Jean-Yves Escoffier e per il montaggio di Nelly Quettier.

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MARTINA COSSIA CASTIGLIONI (1964) si è laureata in Lingue alla Statale di Milano. Dal 2001 al 2009 ha tenuto un rubrica dedicata ai libri per Milano Finanza e dal 2011 al 2016 è stata responsabile editoriale per Uroboros Edizioni. Appassionata di cinema, frequenta  i corsi di Longtake e ha iniziato da poco a scrivere di cinema in rete.
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