di Letizia Piredda
Bisogna avere mille occhi per cogliere tutte le sfumature racchiuse in questo nuovo film di Sokurov: dai primi piani dei protagonisti alle volumetrie audaci dei fondali.
D’altra parte dietro al film c’è un lavoro da certosino: due anni per visionare tutto il materiale di repertorio raccolto negli archivi, per cogliere un’espressione particolare, una sfumatura di qualche stato d’animo che potesse gettare luce sul carattere dei protagonisti: uomini di potere e dittatori che hanno per sempre cambiato la Storia. Sono Stalin, Hitler, Mussolini, Churchill e a un certo punto vediamo affacciarsi anche Napoleone. Si trovano in un limbo in attesa del giudizio divino: parlano, litigano, scherzano e i loro discorsi si intrecciano in una babele di lingue e di concezioni del potere. Ognuno parla la sua lingua: c’è anche Gesù che parla in aramaico.
“Ero curioso di trovare qualche espressione significativa, rivelatrice del carattere di un uomo che ha avuto il coraggio di ordinare la morte di un milione di persone” ha dichiarato Sokurov.
Ma, dicevamo, sono bloccati, come già altri personaggi di altri film, basti ricordare i nobili che continuano a scendere le scale dell’Hermitage senza riuscire a trovare un varco per fuggire, in un limbo surreale circondati da paesaggi tratti da vecchie incisioni o da dipinti ( soprattutto i Piranesi, Gustave Doré, Hubert Robert), da mari le cui onde a tratti si aprono con miriadi di visi e di corpi che poi si assottigliano fino a scomparire.
Alcune scene del film
Vagano cercando di trovare l’accesso al Paradiso ma sono rimasti impigliati all’idea di immortalità.
Vagano tronfi del loro potere illimitato, della loro grandiosità: neanche Dio si pronuncia rispetto a loro. Ci viene in mente la Divina Commedia, ma è una Divina Commedia senza condanne, senza giudizio divino.
Li guardiamo con occhi attoniti, ammutoliti, di fronte all’assurdità che ci troviamo di fronte.
Ma il messaggio è chiaro: restano per sempre e torneranno, ci dice Sokurov, finchè il magma umano che si riversa tra le onde lo permetterà. Possiamo anche eliminare il dittatore, ma cosa ne facciamo dei milioni di persone che lo hanno portato al potere?
Restano e torneranno finchè il magma umano informe che intravediamo tra le onde non riuscirà a staccarsi a prendere forma attraverso la consapevolezza e la responsabilità, attraverso il rischio di una posizione personale.
Siamo travolti dalla crudezza di questo messaggio e ci sembra di sprofondare in un abisso di pessimismo senza fondo, di fronta a una situazione tragica senza via d’uscita.
Ma non è così: ogni puntino che vediamo affacciarsi tra le onde dei mari dei fondali, ha la responsabilità di quello che gli accade intorno ed è questo e solo questo che fa la differenza
“Io parlo il russo e la mia lingua si parla in questo paese e questo paese è la mia patria: io resto qui, dov’è la mia patria; non so neanche se potrò continuare a fare film, ma io resto qui”.
E’ una dichiarazione di responsabilità morale, e un appello, o meglio un grido, non più demandabile e non più rimandabile, alle responsabilità di ognuno.