di Martina Cossia Castiglioni
Il vecchio carcere di Mortana sta per chiudere, ma a causa di problemi organizzativi e burocratici, tre guardie e una dozzina di agenti devono restare a sorvegliare dodici detenuti che attendono il trasferimento in una nuova struttura. I colloqui con i familiari sono sospesi, lo spaccio e la cucina sono chiusi e il cibo arriva da fuori. Ad assumere il comando per anzianità è Gaetano Gargiulo (Toni Servillo), che presto si trova di fronte ad alcune richieste dei carcerati, il cui portavoce è il boss Carmine Lagioia (Silvio Orlando). In un’atmosfera densa e tesa come l’aria opprimente della prigione, le relazioni tra gli individui sembrano mutare.
Alcune scene del film
Presentato al Festival di Venezia nel 2021, Ariaferma (una coproduzione Italia Svizzera, ora disponibile alla visione su RaiPlay) è il terzo lungometraggio di Leonardo Di Costanzo, che ha iniziato la sua carriera con dei documentari, per poi esordire nel 2012 con il film di finzione L’intervallo.
Ariaferma, nato da un soggetto del regista (che firma la sceneggiatura con Valia Santella e Bruno Oliviero) è stato girato nel carcere di San Sebastiano a Sassari, dismesso nel 2000: un edificio ottocentesco con una rotonda centrale dalla quale si diramano i sei bracci che ospitavano i detenuti. Uno spazio di cui Di Costanzo mostra gli interni, i lunghi corridoi, le celle abbandonate, i muri scrostati, ma anche gli esterni, a volte di notte, trasformandolo in un luogo fuori dal tempo e senza una collocazione geografica precisa.
Alcune scene del film
C’è una tensione quasi costante nella pellicola, sottolineata dalle musiche di Pasquale Scialò. Le gerarchie e le differenze tra le persone restano ma i loro confini sfumano, emergono sentimenti di solidarietà, talvolta la compassione anche verso chi ha compiuto qualcosa di irreparabile, soprattutto il lato umano dei personaggi. E questo senza che Ariaferma scada mai nella facile trappola della retorica.
Il film si avvale di un ottimo cast, a cominciare da Silvio Orlando (premiato con il David di Donatello e il Nastro d’Argento) e Toni Servillo, con una recitazione fatta soprattutto di sguardi, espressioni del viso e poche parole. Anche gli attori che hanno ruoli da comprimari (alcuni già noti, altri non professionisti) danno credibilità e forza ai propri personaggi.
Il film di Leonardo Di Costanzo è stato insignito del David di Donatello per la miglior sceneggiatura, del Nastro d’Argento per la miglior fotografia a Luca Bigazzi, e di tre Globi d’Oro, premio cinematografico assegnato dai giornalisti della stampa estera accreditati in Italia.
Una bella pellicola che avrebbe meritato un riconoscimento anche alla Mostra di Venezia del 2021.