Biografia di una donna che desidera e lotta. E se ci fossi tu al suo posto?
di Giulia Pugliese
Anne, studentessa universitaria di Lettere bella e brillante, invidiata dalle sue colleghe di corso e desiderata dai ragazzi che la circondano, vede cambiare la sua vita, quando scopre di essere incinta, nel 1963, l’aborto è ancora illegale in Francia.
Il cinema si è spesso interfacciato al tema dei diritti riproduttivi delle donne (esempi degli ultimi anni: “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni”di Cristian Mungiu, l’americano “Mai, raramente, a volte, sempre” di Eliza Hittman, ma anche “Ritratto di una giovane in fiamme” di Celine Sciamma). Sembra che il cinema abbia molto da dire su una tematica, ancora così attuale, e che questa venga apprezzata nei grandi festiva: “L’événement” vince il Leone d’oro al festival di Venezia nel 2021.
Un’immagine del film
Il film tradotto in Italia con il titolo aberrante di “La scelta di Anne”, segue pedissequamente il romanzo autobiografico di “L’événement” di Annie Ernaux e come nel romanzo c’è la volontà di narrare un reportage crudele ed angosciante di una ragazza che combatte per avere il futuro che vuole costruirsi. Il film ha il grande pregio di dirci dalla prima scena, attraverso il suo stile fatto di inquadrature strette, di dettagli della protagonista, che Anne sarà sullo schermo per tutto il film: la storia è la sua. La protagonista che ha il bellissimo volto e corpo di Anamaria Vortolomei, bravissima in un ruolo per nulla facile. Anne è spesso a fuoco e chi le sta intorno è fuori fuoco, anche quando è di spalle c’è l’occhio degli altri che la guarda e la giudica, ed è sempre in ogni inquadratura del film. Anne farà un viaggio (lo dice in un momento del film) angosciante e disperato dentro di sé e noi spettatori saremmo sempre accanto a lei. Ma sullo schermo Anne è sola, la regista (come nel libro del resto) ci mostra una società totalmente ostile alla volontà di terminare la gravidanza della ragazza: i medici, le amiche e gli uomini che vogliono approfittarsi di lei, si dimostrano poco solidali con lei.
Un altro elemento molto apprezzabile del film è la grande presenza del corpo, la Diwan che probabilmente si è ispirata a Céline Sciamma e al suo cinema corporale, mette in scena un film dove il corpo è visto sia come territorio di dolore che di piacere, alla fine del viaggio che Anne compirà si ritroverà a riconoscere la sua corporeità e il suo desiderio. Lodevole la scelta di farci vedere ogni aspetto più sgradevole e fisico della storia, in maniera da rendere chiaro, anche allo spettatore più scettico, la difficoltà e il dolore che c’è dietro l’aborto illegale.
Alcune immagini del film
Tuttavia, il film riesce veramente a farci empatizzare con la protagonista? Giustamente il film vuole raccontare la storia di una ragazza che ha preso una decisione e la porta avanti contro tutto e tutti, mostrandoci una donna che è sicura di quello che vuole e che non ha ripensamenti. Ma a volte Anne sembra molto più un’eroina Marvel che un essere umano, supera prove che sfiancherebbero chiunque, con qualche lacrima o qualche smorfia di dolore. Rendere la sua protagonista più umana e più fragile, non avrebbe reso più debole il messaggio del film, ma avrebbe permesso allo spettatore di immedesimarsi di più in lei. Inoltre il finale risulta un po’ semplicistico e veloce.
Ci viene detto che siamo nel 1963, ma non c’è la traccia dell’esterno, della storia, potrebbero essere i giorni nostri, in un film che come Anne, dice della poesia di Louis Aragon letta dal professore,”è un dramma d’amore che riflette il dramma della nazione, penso sia una poesia politica”.