Ieri è uscito al cinema ‘Foglie al vento’ di Aki Kaurismaki: un’occasione per ripercorrere il suo cinema inimitabile con Alberto Crespi

Riportiamo qui di seguito l’articolo di Alberto Crespi, comparso su Repubblica in data odierna, che ci suggerisce i 10 film da vedere o rivedere di questo incredibile regista.

I film di Aki Kaurismaki si riconoscono subito. Basta guardare un’inquadratura. E si riconoscono da due cose. La prima è stilistica, squisitamente cinematografica: il senso della composizione e l’uso dei colori. Lui e il suo fedelissimo direttore della fotografia, Timo Salminen, non girano: dipingono. La seconda è umana, anche se sempre legata allo stile: le facce. Esistono ‘facce alla Kaurismaki’ come esistono ‘facce alla Ken Loach’ o ‘facce alla Sam Peckinpah’.

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La particolarità delle facce di Kaurismaki è che non recitano. Hanno uno sguardo appeso, sembrano contemplare il nulla. Ma non dipende dal fatto che i suoi attori non sanno recitare, al contrario. Comunicare sentimenti senza cambiare espressione è forse la cosa più difficile che si possa chiedere a un attore. Gli attori di Kaurismaki ci riescono perché i sentimenti emergono da ciò che loro accade, dal contesto sociale che li circonda. Non sempre i film si svolgono a Helsinki o in Finlandia, ma la Finlandia li riempie comunque.

Aki Kaurismaki, marxismo e poesia: ‘Le foglie morte’ a Cannes, il cuore del proletariato

di Alberto Crespi 22 Maggio 2023

Cosa sappiamo della Finlandia? Che fa freddo, che è tutta piatta, che è piena di laghi (187.888, l’ultima volta che li hanno contati), che nonostante il 10% del suo territorio sia acquatico si beve moltissima vodka, che è malinconica, che vi si parla una lingua assurda che non capisce nessuno a parte i finlandesi (e forse gli estoni, che stanno a 80 chilometri di mare e che comunque sono quattro gatti), che ci sono molti lanciatori di giavellotto e piloti di Formula 1.

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Chi ha studiato un po’ sa anche che è un paese indipendente da poco più di un secolo, prima è stata dominata a turno dai russi e dagli svedesi. Con i russi c’è un rapporto di vicinato giustamente timoroso, visto che hanno la tendenza a invaderla (successe anche durante la seconda guerra mondiale, per ordine di Stalin: non andò benissimo – ai russi). Tutta questa roba, nei film di Kaurismaki, si vede benissimo (a parte forse i piloti di Formula 1). Noi italiani magari non ci facciamo caso, ma il suo cinema è un poderoso ritratto del suo paese. E sul rapporto di odio/amore con i russi, e con l’Urss, tra poco torneremo.

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L’ultimo film di Kaurismaki, Foglie al vento, è semplicemente meraviglioso. Dura 81 minuti e racconta due cose fondamentali: l’amore fra un uomo e una donna, e la lotta di classe. Non ci sono mai gesti di violenza diretta nei film di Kaurismaki (non è mica un Tarantino qualsiasi), ma possono avvenire cose di una violenza inaudita: come una commessa di un supermercato che viene licenziata perché ha rubato un pacchetto di cibo scaduto per non morire di fame.

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I suoi personaggi sembrano venire dalla Luna, ma se li si osserva con attenzione si coglie perfettamente la loro condizione sociale, che lavoro fanno, se sono disoccupati, quanti soldi hanno in tasca, se hanno fame o sete. Un’altra cosa importante è che i film sono pieni di musica. E anche di questo ora parleremo, ripercorrendo la sua carriera e indicandovi i dieci film (anzi, nove più uno) che dovete assolutamente vedere o rivedere.

1. Amleto si mette in affari (1987)

Non crediate che si tratti di Shakespeare. Aki ha raccontato di aver letto il dramma di Shakespeare una sola volta, una settimana prima di scrivere la sceneggiatura. È un bizzarro noir in cui un giovanotto, dopo la morte del padre, viene coinvolto dallo zio imprenditore in una storia di affari loschi. Ma il ragazzo, che si chiama Hamlet, comincia ad avere dei sospetti dopo aver incontrato il fantasma del genitore. Fin dai suoi inizi è subito chiaro l’approccio ideologico e politico di Kaurismaki: il capitalismo gli fa schifo.

2. Leningrad Cowboys go America (1989)

È il film che lo rende famoso (come se a lui importasse qualcosa). Come John Belushi e Dan Aykroyd con i Blues Brothers, inventa un gruppo musicale fittizio ed è subito leggenda. I ‘cowboys di Leningrado’ suonano rock’n’roll ma sono profondamente sovietici: inizia il curioso rapporto di paura e di fascinazione con l’ingombrante vicino e con la sua cultura. Il gruppo, caratterizzato dagli assurdi ciuffi e dagli occhiali neri (come i Blues Brothers, appunto) esegue cover di classici americani e qualche ballata cosacca, ma la maggior parte dei pezzi è scritta da Mauri Sumén.

3. La fiammiferaia (1990)

È uno dei suoi capolavori. Ed è un film serio: la vita terribilmente noiosa di un’operaia che lavora in una fabbrica di fiammiferi, vive con i pesantissimi genitori e rimane incinta dopo un rapporto casuale con un uomo che pensava fosse una prostituta. È il film che rivela la splendida Kati Outinen, attrice con cui Kaurismaki lavorerà più volte: la faccia più impassibile e più poetica del cinema europeo da trent’anni a questa parte.

4. Ho affittato un killer (1990)

È il suo film più cinefilo (Aki è un cinefilo ma non lo fa in modo citazionista e ostentato come tanti altri). Riprende una trama vista in diversi film, ispirata al romanzo comico di Jules Verne Le tribolazioni di un cinese in Cina: un uomo perde il lavoro e decide di farla finita, ma dopo due maldestri tentativi di suicidio assume un killer a pagamento. Ma non sa come, dove e quando il sicario colpirà. Nel frattempo il nostro uomo conosce una donna, se ne innamora e non vorrebbe più morire, ma contattare il killer è impossibile… Aki ambienta la trama in Inghilterra sostenendo di voler realizzare un omaggio alle “commedie nere” inglesi con Alec Guinness, tipo La signora Omicidi, ma sceglie come protagonista l’attore-feticcio di Truffaut, Jean-Pierre Léaud. Film delizioso il cui slogan è “la classe operaia non ha patria”.

5. Juha (1999)

Storia tragica e ironica al tempo stesso: Juha e Maria si amano, ma lei se ne va di casa sedotta da un lestofante; lui la cerca, la trova e fa una strage. Piccolo dettaglio: il film è in bianco e nero, senza dialoghi e con le didascalie come i film muti. Anzi, è un film muto!

6. L’uomo senza passato (2002)

Altro capolavoro. Un uomo arriva a Helsinki, viene aggredito da tre delinquenti, derubato, picchiato e lasciato per morto. In ospedale l’encefalogramma risulta piatto, ma l’uomo si risveglia e se ne va. Solo che ha perso la memoria. È forse il lavoro più complesso e compatto di Kaurismaki, e a Cannes 2002 si aggiudica il Gran Premio della Giuria e il premio come migliore attrice a Kati Outinen. La Palma d’oro va a Il pianista di Polanski, altro bel film, per carità: però, oggi si può dirlo, è uno scandalo che Aki non abbia mai vinto né una Palma né un Orso né un Leone.

7. Le luci della sera (2006)

Forse il suo film più disperato. Il protagonista è un guardiano notturno devastato dalla solitudine, che crede di veder la luce quando una bella ragazza sembra incuriosita da lui. Ma la donna è complice di una banda di ladri e vuole solo fregarlo. Anche questo va in concorso a Cannes e non vince nulla. La Finlandia lo candida all’Oscar per il miglior film straniero ma commette un errore fatale: non chiede al regista cosa ne pensi. Quando Aki lo scopre, ordina di ritirarlo dalla competizione. Con gli Oscar e con l’America non vuole avere nulla a che fare.

8. Miracolo a Le Havre (2011)

Stavolta si parla di immigrazione clandestina, e per farlo ci si trasferisce nel porto di Le Havre: il film è girato in francese. Sempre in concorso a Cannes, grazie alla coproduzione con la Francia è forse il film più “ricco” che Aki abbia mai girato, ma la poesia e la rabbia sociale dei personaggi rimane intatta.

‘Foglie al vento’ una notte a Helsinki nel film di Aki Kaurismaki – trailer

9. Foglie al vento (2023)

Siamo all’oggi, al film “di Natale” (per noi italiani) di questo 2023. È una storia d’amore, ma sempre sullo sfondo di una Helsinki proletaria e assai alcolica. Da segnalare la presenza in colonna sonora di Olavi Virta, di cui si ascoltano le cover in finnico di Le foglie morte e di Mambo italiano. Nato nel 1915 e morto nel 1972, Virta era “il re del tango finlandese”. Detta così, fa ridere. Ma negli anni Cinquanta era famoso in Finlandia come Claudio Villa da noi. Le sue canzoni, nel film, sono assolutamente spiazzanti e spassose. Cercatelo su YouTube, scoprirete un mondo.

10. Total Balalaika Show (1994)

È il “più uno” di cui sopra. Consideratelo un bonus, un’indicazione della quale forse ci ringrazierete. È un documentario di un’ora su un concerto tenutosi a Helsinki: i Leningrad Cowboys suonano assieme al coro dell’Armata Rossa! Eseguono sia classici del rock’n’roll (Happy Together, Delilah, Knockin’ on Heaven’s Door) sia ballate russe tradizionali, da Kalinka a Poljusko Pole fino a Oci ciornie. Da cercare in dvd, in rete: assolutamente strepitoso.

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Martina Cossia Castiglioni

Io avevo amato molto anche «Nuvole in viaggio»

Letizia Piredda

Io a dir la verità ho visto solo L’uomo senza passato e Miracolo a Le Havre. Mi preparo dopo Foglie al vento a un recupero di vari suoi film!