Ritorna sugli schermi restaurato Io ti salverò, capolavoro di Hitchcock

di Letizia Piredda

Da lunedì 4 dicembre torna nelle sale restaurato, un film cult firmato Hitchcock, ma forse ancora più famoso perchè è uno dei primi film che introduce nell’intreccio una serie di concetti psiconanalitici. Andrea Chimento, nel suo ultimo editoriale di Longtake, sottolinea l’importanza del film per l’introduzione della psicoanalisi con, cito dal testo: “le sequenze oniriche, realizzate da Salvador Dalì, che finisce per autocitare quel “taglio dell’occhio” che aveva dato il via al movimento surrealista al cinema con Un chien andalou del 1929, realizzato dal celebre artista con Luis Buñuel, all’esordio come regista”.

Il sogno di Salvador Dalì

Ma aggiunge una sua riflessione originale su una sequenza del film, in genere non evidenziata, “che rappresenta perfettamente, a nostro parere, il simbolismo presente nel cinema di Alfred Hitchcock”.
Costance si innamora dell’affascinante dottor Anthony, e basta uno scambio di parole con lui, che conosce come un celebre dottore, per restarne “incantata” ( il titolo originale Spellbound, ha proprio questo significato). Ma tutto avviene rapidamente, Costance è timida, ha paura di lasciarsi andare, è combattuta, ma poi si apre all’amore.


Cito dal testo: “Hitchcock allora fa una scelta tanto semplice quanto geniale: immagina la mente di lei come una serie di porte che si aprono, finendo per spalancarsi per lasciar passare più facilmente quell’emozione inaspettata. È un grande momento di cinema, uno dei tanti di questo bellissimo film, che ci dice davvero molto di come Hitchcock concepisse la rappresentazione dei sentimenti.
Questa cosa mi ha colpito per due motivi: il primo, per la bellezza e l’originalità della riflessione di Andrea Chimento, su una sequenza che, mi duole dirlo, non ricordavo. Il secondo perchè mi ha subito richiamato alla mente una sequenza analoga con una serie di porte che si spalancano in successione, ma relativa ad un altro film: Guerra e pace di Bondarchuk. Al di là del significato che questa scena avesse nel contesto filmico, questa immagine ha avuto su di me un impatto emotivo travolgente perchè collegata ad un insight, che mi ha dato l’impressione di vedere chiaramente il risvolto profondo di alcune mie scelte fatte in quel periodo.
Ovviamente un grazie ad Andrea e al suo editoriale che mi ha aggiunto riflessioni nuove su un film che pensavo di conoscere abbastanza bene e che mi ha suscitato il ricordo vivido dell’immagine analoga, fortemente radicata nel mio bagaglio emotivo.

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Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Da diversi anni frequenta corsi monografici di analisi di film e corsi di critica cinematografica. In parallelo ha iniziato a scrivere di cinema su Blog amatoriali.
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