di Letizia Piredda
Vedere in Italia, a Roma, un film del Pampero Cine non è cosa di tutti i giorni. Stiamo parlando di Trenque Laquen,2022 di Rita Citarella, presentato a Venezia 79 nella sezione Orizzonti, che ha fatto una brevissima comparsa sugli schermi italiani.
Il film è diviso in 2 parti, ognuna suddivisa in 12 capitoli.
Un film spiazzante e praticamente inclassificabile, che mescola al suo interno vari generi e stili e, come già il precedente Historias Extraordinarias di Llanàs, accumula storie che si aprono ad altre storie senza soluzione di continuità.
Alcune scene del film
Il film si apre con un mistero: una donna, Laura, è scomparsa e due uomini si mettono alla sua ricerca: Rafa, il suo fidanzato e Chicho che aveva lavorato con lui. Ma la ricerca è tortuosa e la storia apre continuamente ad altre storie, il mistero si infittisce e la ricerca approda in una biblioteca dove Chicho e Laura che vediamo in un flashback, stanno facendo una ricerca certosina su una corrispondenza amorosa segreta, le cui lettere vengono nascoste nei modi più impensati tra i fogli dei libri.
La prima parte è tutta girata attraverso lo sguardo di due uomini. Ed è dal loro sguardo che conosciamo Laura, la protagonista.
Alcune scene del film
Nella seconda parte c’è un totale ribaltamento di prospettiva, è Laura la protagonista. Questo gioco dialettico serve a spezzare l’abitudine allo sguardo. E c’è anche un cambiamento di genere: dal thriller- poliziesco al fantascientifico: il frammento ritrovato nel laghetto di Trenque Laquen, una cittadina che si trova a 440 chilometri da Buenos Aires, potrebbe appartenere a qualcosa di mostruoso. Ai dialoghi in diretta e ai flashback si aggiunge una voce off e dei colloqui alla radio.
La protagonista è la splendida e bravissima Laura Paredes, che partecipa con la regista alla scrittura – una consulenza la dà anche Llinás – moltiplicando così il senso di quel nome attribuito al personaggio principale.
Il racconto diventa sempre di più un gioco evidente di storie che si aprono ad altre storie, per sviare sistematicamente le attese dello spettatore e l’ordito del film è talmente denso e stratificato che alle prime domande se ne aggiungono altre mille e tutte restano senza risposta.
Ma dopo il disorientamento e lo spiazzamento iniziale, siamo costretti a modificare gli schemi usuali con cui siamo soliti guardare un film e chissà forse siamo anche riusciti a entrare nel gioco di questa sperimentazione narrativa.