a cura di Letizia Piredda
Alberto Crespi non si dà tregua e continua instancabile a condividere su FB la sua eccezionale ricerca dei più grandi registi della storia del cinema. Siamo arrivati a quota 285!!! e oggi è il turno di Jurij Borisovič Norštejn (1941) che noi mortali non abbiamo mai sentito nominare e di cui men che meno abbiamo visto qualche film.
“La comunità del cinema di animazione in Ukraina e in Russia è una e indivisibile. Da molti anni lavoriamo insieme, guardando ciascuno i film degli altri. L’arte dell’animazione aiuta le persone ad essere umane. A non uccidere, a non distruggere. A creare rapporti e connessioni. Oggi i nostri figli sono spediti a uccidere coloro con i quali, fino a poco tempo fa, giocavano insieme negli stessi cortili e guardavano insieme gli stessi cartoni animati, senza chiedersi se fossero russi o ucraini. Questa guerra non è contro uno o l’altro popolo, ma contro l’umanità” (lettera aperta della Russian Animation Community, pubblicata nel febbraio del 2022 sulla “Novaja Gazeta”, firmata da 370 artisti fra i quali l’ottantenne – all’epoca – Jurij Norštejn. Link per il testo completo nel primo commento).
Dopo Claire Parker e Alexandre Alexeieff, i maghi dello “schermo di spilli” che abbiamo incontrato ieri, anche oggi vi chiedo un pizzico di fiducia. Incontriamo un altro genio. Guardate i due film che metto nei commenti (tempo totale necessario: 40 minuti) e poi mi saprete dire.
Nella foto qui sotto, vedete Jurij Borisovič Norštejn nel suo studio di Mosca. Sembra l’antro di uno stregone, eh? E in qualche misura Norštejn è uno stregone, di quelli buoni, come Gandalf e Albus Silente. È uno dei più grandi artisti di animazione del mondo, e di sempre. Quando si fanno referendum (ma quelli seri, non le cazzate alla Quentin Tarantino) sui più grandi film a cartoni animati, capita spesso che il suo assolutissimo capolavorissimo “Il riccio nella nebbia” (in russo “Ёжик в тумане”, si legge “iozhik f tumanie”, con “zh” che sta per la “j” francese di “je t’aime”, per capirci) si classifichi al primo posto lasciandosi alle spalle i capolavori di Disney o di Miyazaki. Per altro, il sommo giapponese sarebbe d’accordo: fra il 2003 e il 2004 il Museo Ghibli che ha sede a Mitaka, nell’area urbana di Tokyo, ha dedicato a Norštejn una mostra e una rassegna antologica che hanno fatto epoca. Se ne accorgono, i media italiani, di queste cose? Solitamente no.
Jiury Borisovic Norštein nel suo studio
Norštejn è nato in un villaggio dell’oblast’ (provincia) di Penza, nel settembre del ’41, subito dopo che la sua famiglia era sfollata in seguito all’invasione nazista dell’URSS. I genitori erano ebrei, come si evince dal cognome germanico. Poi, dopo la guerra, è cresciuto a Mosca, ha studiato arte e disegno, ha cominciato a lavorare negli studi della Soyuzmultfilm nel 1961 (“multfilm” è la definizione russa dei cartoni animati) e pian piano è divenuto regista e ha realizzato i suoi film. A differenza di tanti suoi colleghi, come l’Alexeieff di cui abbiamo parlato ieri, non ha avuto una vita avventurosa (buon per lui) e non c’è molto da raccontare. C’è solo da vedere i suoi lavori. Norštejn è, molto semplicemente, un poeta. Ha uno stile pittorico meraviglioso: il suo modo di disegnare gli animali, di creare sfondi pieni di sfumature, di mettere in scena la natura è personalissimo e al tempo stesso affonda le radici nella tradizione russa, nelle fiabe di Afanasev, nella pittura dei grandi paesaggisti russi dell’800. Un altro suo capolavoro, “Il racconto dei racconti” (1979, in russo “Сказка сказок”, pronunciare “skaska skasak”), non ha nulla a che vedere né con “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile né ovviamente con il film omonimo di Matteo Garrone: è una fiaba in cui emerge potente e drammatica la memoria della guerra, un tema al quale nessun artista sovietico può sottrarsi. Non c’è da meravigliarsi se lui, come tutti i grandi artisti del cinema (ex) sovietico, sia contro Putin e contro la guerra. Tutte le brave persone, in Russia, lo sono.
Un grazie riconoscente e affettuoso ad Alberto Crespi che generosamente condivide con noi mortali questi capolavori totalmente sconosciuti (parlo per me ovviamente).