di Mattia Migliarino
Secondo le statistiche nel 2021 più di 13 mila ragazzi sono stati presi in carico dai servizi della giustizia minorile, di questi il 47,6% (pari a 6569) solo nella regione Campania. Sembra proprio essere questo il punto di partenza della serie tv marchiata Rai Mare fuori, che soprattutto grazie alla successiva distribuzione Netflix è tornata a far parlare molto di sé. Infatti, nonostante una grande fetta di pubblico abbia già visto le puntate della terza e ultima stagione su RAI Play, Mare fuori conquista puntata dopo puntata uno share sempre più alto e in aumento su Rai 1, dove vengono trasmessi due episodi alla settimana. Ma oltre ai numeri e alle statistiche che restano sempre importanti nell’analisi di un prodotto audiovisivo, perché possiamo parlare di Mare fuori come una serie Rai riuscita? Quali sono le caratteristiche che giustificano un fenomeno che ormai, come sottolinea Nick Vivarelli del magazine Variety: «sta diventando un’importante fenomeno della cultura pop in Italia».
Alcune scene della serie: in basso a sn Carolina Crescentina e Carmine Recano
Ci troviamo a Napoli all’interno dell’Istituto Penitenziario Minorile (IPM) dove le vite di ragazzi e ragazze, alcuni colpevoli altri innocenti, si intrecciano dando vita a quello che potremmo definire un vero e proprio teen drama dietro alle sbarrecome raramente si è visto in Italia. Già nel 2014 con la trasposizione televisiva del romanzo di Albert Espinosa Braccialetti rossi diretta da Giacomo Campiotti fino al 2016 la Rai aveva provato a perseguire l’obiettivo di mettere in scena un’opera accattivante con protagonisti dei ragazzi, ma questa volta il risultato sembra superare ogni aspettativa. Con Mare fuori probabilmente la Rai crea un vero punto di svolta per un’emittente che prova, finalmente, e questa volta in maniera netta, a strizzare l’occhio a un target di riferimento diverso dal consueto: i giovani. Si presenta come una vera “serie tv di formazione”, la narrazione di un gruppo di adolescenti appartenenti a diverse condizioni sociali in cui i singoli personaggi combattono una battaglia oltre che con gli altri attanti anche con loro stessi. Le vicende dei personaggi, tuttavia, non si svolgono soltanto all’interno dell’IPM ma anche all’esterno dell’istituto. Ed è grazie all’espediente del flashback che l’azione si muove dall’interno all’esterno del carcere, facendoci così scoprire il passato dei personaggi, i motivi che li hanno condotti alla reclusione e il loro animo più profondo e nascosto. È proprio questo continuo scambio tra interno ed esterno, tra passato e presente che ci permette di entrare in sintonia con tutti i personaggi della serie in modo indiscriminato. Molte volte questo dialogo tra dentro e fuori assume anche delle caratteristiche oppositive. Questo è interessante perché, se è pur vero che l’IPM rappresenta per eccellenza il luogo di scontri tra i personaggi, sempre sotto tutela degli adulti, è l’esterno, il fuori, la vera realtà e il vero ostacolo con cui i ragazzi devono continuamente scontrarsi. Infatti, nonostante il titolo indicativo Mare fuori stia a indicare la speranza di una nuova vita fuori dall’IPM, è invece proprio quest’ultimo a simboleggiare il luogo sicuro per antonomasia dei ragazzi. Per esempio, il personaggio di Edoardo Conte (Matteo Paolillo) non ci pensa due volte a scappare verso il carcere quando, inseguito dai suoi killer, sfreccia in motorino per le vie di Napoli. Una delle scene più toccanti della serie, metafora di come i nostri protagonisti siano essenzialmente dei ragazzi diventati grandi troppo presto per scontrarsi con la realtà che il sistema ha costruito per loro.
Alcune scene della serie: sotto a dx Carmine Recano
Ma in Mare fuori tutte le storie sono importanti e nessuna sembra essere lasciata ai margini del racconto.
I ragazzi si fanno veicolo di tematiche differenti ma tutte importanti allo stesso modo: camorra, identità di gener, amicizia, amore. Le trame e gli intrecci dei giovani coinvolgono anche la figura degli adulti: educatori, poliziotti addetti al carcere e i famigliari dei ragazzi. In questo senso se da un lato gli adulti sono per ovvie ragioni i tutori dei ragazzi, dall’altra non ricoprono il classico ruolo di veri e propri mentori ma al contrario sembrano cambiare e crescere insieme a loro, in un reciproco scambio tra mentore e allievo che intreccia perfettamente le trame delle due figure e permette ai primi di essere protagonisti tanto quanto i secondi. I personaggi di Mare fuori superano prove e crescono tutti insieme con il passare delle stagioni, le relazioni tra questi cambiano e si modificano continuamente come in una vera e propria famiglia di cui finiamo per far parte anche noi. Se nella prima stagione assistiamo ad una più netta divisione tra buoni e cattivi, già nella seconda i due gruppi sembrano trovare un equilibrio più definito. Sarà proprio la terza e ultima stagione della serie a simboleggiare, con l’introduzione del personaggio di Rosa Ricci (Maria Esposito) in relazione a quello di Carmine Di Salvo (Massimiliano Caiazzo), il dileguamento della classica opposizione tra bene e male, tra giusto e sbagliato.
Trasmessa in più di 20 paesi diversi, Mare fuori è la serie che senza dubbio dà una boccata d’aria fresca a un panorama televisivo italiano rimasto per troppo tempo legato a un target vecchio e che ora non solo si dirige verso i giovani, ma ha anche conquistato le generazioni precedenti. Di certo anche i social hanno contribuito ad aumentare la fama della serie, rendendo virale su ogni media un prodotto già con una forte capacità di anchorage. Gli argomenti attuali che la serie affronta, l’indomabile forza che porta lo spettatore a legarsi a personaggi sia positivi sia negativi (vedi il personaggio di Ciro, vero e proprio villan amato però dal pubblico), le ottime scelte di regia e fotografia, rendono Mare fuori, a mio avviso, la serie Rai più riuscita degli ultimi anni a cui è impossibile non affezionarsi. In attesa della prossima stagione.