Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale (2022) di Edward Berger

di Mattia Migliarino

Film vincitore dell’Oscar 2023 come Miglior Film Straniero

Terzo adattamento cinematografico del celebre romanzo di Erich Maria Remarque, dopo quello del 1930 di Milestone e quello del 1979 di Mann, Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022)di Edward Berger, primo regista tedesco a dirigere il film sulla Prima Guerra Mondiale. Infatti, la storia racconta la vita di trincea del giovanissimo ragazzo teutonico Paul Bäumer che con i suoi compagni, parte alla volta del fronte occidentale. Quando i giovani soldati però vedono gli orrori della guerra, tutta la grandezza propagandata svanisce, sostituendo all’eroismo la lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Rispetto agli adattamenti precedenti, l’opera di Berger sembra tradire in parte un aspetto fondamentale del romanzo di Remarque: l’amicizia e la solidarietà che si crea all’interno delle trincee. Certo non mancano scene in cui questo aspetto cerca di essere messo in luce ma la mancanza di una profonda caratterizzazione dei personaggi secondari, soprattutto quella del veterano Stanislaus ‘Kat’ Katczinsky, figura invece chiave nel libro e negli adattamenti, non permette allo spettatore di affezionarsi e di entrare all’interno del forte cameratismo che lega i soldati. La volontà del regista sembra piuttosto quella di rimuovere ogni forma di profondità dai personaggi quasi a voler “disumanizzare” i soldati, rendendoli così solo delle pedine controllate dallo Stato: “l’uomo quando ha il potere diventa una bestia”.

Alcune scene del film

Sono proprio i politici e gli alti ufficiali dell’esercito tedesco i personaggi inediti in questo film del 2022. Berger, infatti, più che attenersi fedelmente al libro decide di utilizzare il testo per muovere una forte critica ai diplomatici dell’epoca, incapaci di fermare una guerra già persa da tempo. La messa in scena dell’Armistizio di Compiègne, in cui viene firmata la pace tra l’impero tedesco e la Francia, ha proprio l’obiettivo di mostrarci come, mentre i politici discutono sulle condizioni dell’armistizio sorseggiando del tè, al fronte i soldati continuano a morire come mosche.

Le scene di battaglia e la perfetta ricostruzione delle trincee, come dei costumi, alzano sicuramente il livello del film, perfetto per gli amanti del genere bellico, questo però pare non basti per coinvolgere completamente lo spettatore dinanzi agli orrori della guerra. Atrocità che vengono invece riassunte nell’intenso frame finale che chiude il film, in cui il volto attonito e senza speranza di Paul Bäumer rende giustizia all’incipit del libro di Remarque, il racconto di una generazione che: “[…] anche se sfuggì alle granate venne distrutta dalla guerra”.

Informazioni su Mattia Migliarino 16 Articoli
Nato a Monza nel 1993. Nel 2019 ha conseguito la Laurea in Scienze Umanistiche per la Comunicazione presso l’Università Statale di Milano. Tra il 2011 e il 2019, ha collaborato con la rivista di musica e cinema 1977 Magazine. Successivamente ha conseguito la Laurea Magistrale in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale presso l’Università di Bologna discutendo la tesi: “L’Italia negli anni di piombo alla luce del cinema italiano”. Ha seguito vari Corsi di Cinema, tra cui il Corso di Critica Ritrovata, tenuto dal Prof. Roy Menarini.
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