La stranezza: come due personaggi trovano il loro autore

di Tano Pirrone

Sarò breve, anche di più: un’antipatica influenza mi ha impedito il tranquillo trascorrere del fine settimana e di dedicarmi con più attenzione al tema di questa nota, che consiste nel riferire ai lettori che cosa ne penso dell’ultimo film di Roberto Andò La stranezza. La brevità può essere un fatto positivo perché costringe ad eliminare tutto il superfluo. E coerentemente passo al dunque: al mio solito cinema sotto casa mi sono trattenuto dal battere le mani, al termine del film, perché ho avuto, ancora una volta, l’impressione che gli astanti, gli altri spettatori, intendo, stessero in condizione di ipnosi: il rituale si svolge, ci si alza, si torna a casa. Il cinema però è ring per la partecipazione: è previsto che ci si indigni, ci si alzi e si vada via, così come che si applauda se lo spettacolo è piaciuto e il costo del biglietto transiti subito dalla voce “costo” alla voce “investimento”. Non ho applaudito per questo motivo, lo faccio ora, e miei applausi vanno a tutti: al produttore, al regista, ai co-sceneggiatori, agli attori. Per quanto riguarda questi ultimi devo dire che ho apprezzato moltissimo Toni Servillo, trovandolo misurato e nella parte, come ai tempi de Le conseguenze dell’amore (Paolo Sorrentino, 2004), ma giudico Ficarra e Picone strepitosi (non me ne voglia Alberto Crespi se gli rubo l’aggettivo, ma non sono riuscito a trovare di meglio, di più adatto a sottolineare la magnifica maturità di questi due bravissimi attori siciliani, bravissimi al cinema, bravissimi in tv e bravissimi in teatro). I testi meritano una nota a parte: Andò, mio conterroneo non ha avuto paura di inserire termini in lingua siciliana vera e antica, che hanno contribuito a creare la credibile ricostruzione ambientale e l’inquadramento storico.

Alcune scene del film

Senza sorprese le presenze di attrici e attori che hanno partecipato al film, adunati con sapienza dal capocomico Andò e da lui condotti con raffinata maestria: Aurora Quattrocchi (reduce dal successo di Nostalgia), Donatella Finocchiaro, Galatea Ranzi, Tuccio Musumeci, Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia e via applaudendo… e senza sorprese lo sfolgorante cammeo di Renato Carpentieri nei panni del disilluso scrittore siciliano Giovanni Verga, il quale da lì a poco ricevette a Roma la nomina di senatore del Regno, per decisione del Re Vittorio Emanuele III. Intanto in quei giorni riceveva, per i suoi ottant’anni (era nato il 2 settembre 1840) onori degnissimi presso il Teatro Massimo Vincenzo Bellini alla presenza dell’allora Ministro della Pubblica Amministrazione Benedetto Croce: il discorso ufficiale fu tenuto da Luigi Pirandello. Il viaggio definisce “il tempo” in cui si svolge la parte principale del film, essendo la consegna del premio il motivo del viaggio di Pirandello in Sicilia, nella lontana estate del 1920. Nel finale di esso assistiamo alla prima agitata dell’opera Sei personaggi in cerca d’autore forse la più famosa e celebrata. Il dramma debuttò al Teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921, con risultati non limpidi: il pubblico si divise fra entusiasti fan del drammaturgo e impietose disapprovazioni. Lo sconosciuto cronista de La Stampa di Torino nel suo articolo comparso l’indomani mattina alla pag. 5 informava i lettori che autore, capocomico (Dario Niccodemi) e attori (tra cui i protagonisti Vera Vergani e Luigi Almirante) erano stati applauditi a lungo.

La prima parigina di Sei personaggi in cerca di autore,1923 e il cast del film

La forma della pièce conteneva una novità, di tipo cinematografico, azzarderei: non era composta da atti (pezzi separati senza continuità di spazio e di tempo), ma da due interruzioni che sembrano casuali. Il dramma trionfò da lì a poco a Parigi nel 1923. Il contributo degli attori (Georges e Ludmilla Pitöeff) indusse il futuro Premio Nobel (1934) a modificare il testo e a ripresentarsi sui palcoscenici romani e nazionali. Il successo e la travolgente carica innovativa del lavoro pesarono moltissimo per il conferimento del massimo premio.

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Sono nato in provincia di Siracusa, a Francofonte, l’antichissima Hydria dei coloni greci, quaranta giorni prima che le forze alleate sbarcassero a Licata. Era il 14 maggio 1943. Ho frequentato il liceo classico, ma non gli studi per giornalista, cui ambivo. Negli anni ’70 ho vissuto due lustri a Palermo, dove ho lavorato in fabbrica, come impiegato amministrativo- commerciale. Nel 1981 mi sono trasferito a Roma per amore di Paola, oggi mia moglie. Sono stato funzionario commerciale e Project Manager nel Gruppo Marazzi. Infine consulente d’azienda per Organizzazione Aziendale e Sistemi Qualità. Curo le piante della mia terrazza, vedo gente, guardo film e serie tv, vado a cinema e a teatro, seguo qualche mostra; leggo, divagando e raccogliendo fior da fiore, e scrivo di cinema, libri e teatro per Odeonblog; di altre cose per me stesso. Ho pubblicato anche su Ponza Racconta, Lo Strillo, RedazioneCulturaNews ed altri siti di cinema e teatro. Ho due figli, Francesco e Andrea, ed avevo un cane, Bam, che sta sempre con me dovunque io vada. Sono faticosamente di sinistra; sono stato incendiario ed ora dovrei essere ragionevolmente pompiere.
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