di Pino Moroni
La scena simbolo di tutto il film Astolfo (il paladino che va sulla luna per ritrovare quello che si è perduto sulla terra) è quella di Gianni Di Gregorio, di notte al buio, davanti ad una finestra con sullo sfondo la luna, che cerca di far ritornare il senno ad una umanità sperduta.
In un momento in cui film e serie stanno creando chimere di scienza e distopia, di arcaismo e tecnologia, impastando un tempo impazzito (tra passato, presente e futuro) e luoghi ideali ed assurdi, fuori di ogni realtà, in un caleidoscopio di storie ed immagini sempre più confuse ed incomprensibili, il regista De Gregorio, unico nel panorama attuale, sta facendo un valore della semplicità e linearità. E fortunatamente questo è ancora apprezzato. Ne fa testo il grande successo del suo film alla Festa del Cinema di Roma.
Il tema di Astolfo è sempre quello di una persona gentile, tranquilla, mite, disponibile, ironica che vive in solitaria ma che gli eventi portano alla socialità, alla solidarietà con chiunque abbia necessità fisiche o psicologiche di comunicazione e di sopravvivenza in un mondo di furbi ed egoisti. Un uomo all’antica, aperto, trasparente, onesto con una innata signorilità (oggi sostituita dalla grettezza).