a cura di Letizia Piredda
Se qualcuno vi chiedesse a bruciapelo cosa pensate di Psycho, cosa direste?
Provo a indovinare: che è un film classico, uno dei più sensazionali di Hitchcock, con una suspense superlativa, con una scena, quella della doccia, tra le più famose del cinema di tutti i tempi.
Ma inserito come ottavo percorso nel libro di Alberto Crespi[1] Psycho diventa l’incredibile: un film di Natale, un film con delle trovate pubblicitarie inimmaginabili, un film che va contro ogni regola del cinema classico, un film che ha cambiato molte cose nella storia del cinema.
Ma andiamo con ordine.
Le riprese della scena più famosa di Psycho iniziano il 18 dicembre del 1959 e proseguono fino al 23 dicembre dello stesso anno. Ma la troupe che a Phoenix doveva fare delle inquadrature della città riprende senza volerlo delle decorazioni natalizie. Non c’è il tempo per girarle di nuovo: lo scenografo decide allora di aggiungere la data nei titoli all’inizio. Psycho: un film di Natale! Un accostamento davvero insolito: il diavolo e l’acqua santa!
Naturalmente le riprese vengono fatte a porte chiusissime, con tanto di guardiani dietro la porta! Ma una sapiente campagna di stampa ha fatto trapelare la notizia che si gira una scena in cui violenza ed erotismo si mescolano in modo insolito per gli anni’ 50. Giornalisti e paparazzi, disposti pure a uccidere pur di entrare, devono accontentarsi di fotografare i guardiani piazzati da Hitchcock dietro la porta.
E’ una delle tante trovate pubblicitarie legate a Psycho, film che ha cambiato molte cose nella storia del cinema e, tra queste, il modo di far parlare di un film.
Per la prima volta non si può entrare a spettacolo iniziato! Prima di Psycho, un tentativo simile era stato fatto per Les diaboliques (I diabolici, 1955 di Henri-Georges Cluzot); ma la stampa si era limitata a consigliare di entrare all’inizio della proiezione…Hitch trasforma il consiglio in ordine!
E ancora: per impedire che trapelasse qualcosa sulla trama, vengono fatte sparire tutte le copie del romanzo di Robert Bloch, al quale il film si ispira. Non solo vengono messe in circolo notizie ironiche: ad esempio che Hitch ha fatto scrivere su una sedia da regista Mrs Bates e che si diverte a farsi fotografare seduto su di essa!
Alcune scene del film
“I film cambiano la storia e la storia cambia i film” dice Alberto Crespi. Oggi Psycho è considerato un classico ed è uno dei film più famosi di Hitchcock. Ma nel 1960, quando esce, è un film che va contro ogni regola del cinema classico.
E’ violento ed erotico in modo assolutamente imprevedibile. Inoltre fa morire la protagonista a un terzo della proiezione, e Janet Leigh è già una star!
La fotografia è in un aspro bianco e nero, quando Hitchcock negli anni ’50 ha già girato diversi film a colori. Gode di una pubblicità diffusa grazie a una serie di scelte rivoluzionarie ( viene da chiedersi che uso avrebbe fatto Hitchcock dei social, se ne avesse potuto disporre…).
Ma l’aspetto rivoluzionario sta nella produzione: girarlo come se fosse un episodio lungo della serie TV Alfred Hitchcock Presents.
Psycho è diventato una pietra di paragone imprescindibile per tutti i thriller successivi, anche se prima che i serial killer diventino popolari e raggiungano l’Oscar devono passare ancora molti anni.
“A posteriori Psycho è un punto nodale della storia del cinema ed è uno dei motivi per cui il 1960 è un anno di svolta. Allora viene percepito come un film rivoluzionario, ma pur sempre un film di serie B, costruito su pulsioni primarie e su un’idea di spavento che appaiono indegne del cinema di serie A.”
E qui arriviamo al merito centrale di Psycho: quello di aver ribaltato i concetti di “alto” e di “basso”, di serie A e di serie B.
“La fioritura dell’horror, che diventa il genere dominante negli anni ’70 insieme alla fantascienza post-2001 e post-Star Wars è tutta merito di Hitchcock. Senza di lui non esisterebbero Brian De Palma, Wes Craven, Mario Bava, John Carpenter. Come per 2001 e per pochissimi altri film, esiste un cinema prima di Psycho e un cinema dopo Psycho”.
[1] Alberto Crespi. Shortcuts. Il cinema in 12 storie. Gius. Laterza&Figli, 2022
Vedi anche: Il tocco alla Lubitsch
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