di Letizia Piredda
Chi è che non ha mai sentito nominare il tocco alla Lubitsch? Ormai ovunque ci si incontri per analizzare dei film state pur certi che prima o poi vi ritroverete ad ascoltare questa formula magica. Così magica che quando bisogna dire con parole semplici in cosa consista, si finisce per dire cose generiche, tipo la raffinatezza delle sue commedie, la sensibilità e via discorrendo. Persino Billy Wilder che sopra la scrivania teneva un quadretto con la scritta “How would Lubitsch do it?” (Come lo farebbe Lubitsch?) alla richiesta di definire il “tocco” di Lubitsch, era solito cambiare argomento. Ma uscendo dall’aneddoto, andando su You Tube si può trovare il filmato di una conferenza tenuta nel 1976 all’American Film Institute. Ecco qui cosa dice:”Se conoscessi la formula — spiega Wilder — saprei riprodurla, ma nessuno sa davvero cosa sia precisamente il Lubitsch touch… immaginiamo una classe di studenti di sceneggiatura, o di regia… dovete raccontare la seguente situazione: c’è un re, c’è una regina… e c’è un tenente. Il re è interpretato da George Barbier, un attore grasso e opulento; la regina è Una Merkel, carina; e il tenente, il luogotenente del re, è Maurice Chevalier. Ora: drammatizzate la situazione in cui la regina ha una storia con il tenente, e il re lo scopre. Fatelo a modo vostro, come volete. Gli studenti tornano dopo una settimana e tutti avranno trovato delle buone soluzioni: divertenti, magari un po’ lunghe, magari un po’ troppo esplicite… ma nessuno di loro, e nessuno al mondo, avrà pensato alla soluzione trovata da Mr. Lubitsch. La soluzione è questa, ed è la scena d’apertura di The Smiling Lieutenant, (L’allegro tenente,1931) La scena si apre nella camera da letto del re e della regina. Il re si sta vestendo. La regina lo coccola, è molto carina con il re. Il re si veste, esce. E mentre esce noi vediamo che sulla soglia, fuori dalla camera, con una spada, sull’attenti, e batte i tacchi, c’è Maurice Chevalier. Guarda il re, che se ne va, scendendo una lunga scalinata. Ora torniamo su Chevalier, che vede che il re se n’è andato ed entra nella camera della regina. La porta si chiude. Non entriamo nella camera. Ora, mentre il re scende, si accorge all’improvviso che non ha indossato la cintura con la spada; si gira e risale le scale, torna alla camera da letto… apre la porta, entra. La porta si chiude. Noi siamo sempre fuori, non entriamo mai nella camera. Ora il re esce. Ha la cintura, ha la spada. Sorride. Scende di nuovo le scale. Si mette la cintura.., e non è la sua, è troppo stretta per lui. Torna indietro e lo scopre sotto letto. Vedete come costruisce la scena? È tutto descritto à coté, come buttando via le cose, suggerendole appena. Questo è il Lubitsch touch.
A sn: La vedova allegra, 1934 di Ernest Lubitsch. A dx : L’allegro tenente, 1931 di Ernst Lubitsch
Ma sottolinea Alberto Crespi [1] “Il racconto è doppiamente delizioso perché Wilder si confonde. In The Smiling Lieutenant (L’allegro tenente, 1931) la scena non c’è — e soprattutto non c’è Una Merkel, mentre ci sono Maurice Chevalier e George Barbier”. Rivedendo il film che oggi è facilmente reperibile, “sí può verificare che la prima scena non è quella descritta da Wilder… ma è un altro delizioso esempio dí Lubitsch touch. Un uomo sale la scala di un palazzo di lusso e suona il campanello di un appartamento. Nessuna risposta. Il signore bussa, due tre volte. Nessuno apre. A questo punto Lubitsch inquadra in dettaglio un foglio che l’uomo tiene in mano: abbiamo il tempo di leggere che è il conto di una sartoria, è intestato al tenente Nikolaus von Preyn, è molto lungo e consistente… e in calce reca una citazione di Shakespeare, «He who does not pay his tailor in summer shall freeze in winter» («chi non paga il sarto d’estate, soffrirà il freddo in inverno»). La citazione è inventata, ma ci fa capire senza una sola parola di dialogo che l’uomo sta cercando un ufficiale moroso. Ma a quanto pare il tenente non è in casa. L’uomo se ne va e, scendendo le scale, incrocia una ragazza che sale e arriva alla stessa porta. Bussa anche lei, ma in modo riconoscibile: un segnale. La porta, stavolta, si apre. Un’altra rapida occhiata alla filmografia di Lubitsch, e l’arcano è svelato: il trio Chevalier-Merkel-Barbier c’è in The Merry Widow (La vedova allegra, 1934). E la scena è lì, come la descrive Wilder. In entrambi i casi il touch nasce dal valore espressivo degli oggetti: un campanello, un foglio, una cintura — e naturalmente le porte, che in Lubitsch sono tutto”
Ci sono anche altri di esempi del Lubitsch touch, ne riportiamo uno quello nel momento famoso di Ninotchka in cui i tre commissari sovietici conoscono la dolcezza del capitalismo occidentale. Tutta la scena è vista dal corridoio dell’albergo:
– Un cameriere entra nell’appartamento dei tre commissari. La porta si chiude.
– La cinepresa accompagna nel corridoio una giovane venditrice di sigarette, in gonnellina corta, crestina e grembiulino. La ragazza entra nell’appartamento e chiude la porta. La cinepresa è ferma, in silenzio, davanti alla porta chiusa. Dopo un momento si ode un’esplosione di voci gioiose.
– Dalla porta esce prima un cameriere (dall’interno escono delle voci, troncate dalla chiusura della porta), poi, dopo un momento, la sigaraia, che si rassetta i capelli un po’ sgomenta. La ragazza percorre il corridoio e scende le scale, accompagnata dalla cinepresa.
– Movimento inverso su un cameriere che entra nella porta con tre bottiglie di champagne in un secchiello col ghiaccio. Voci escono dalla porta; silenzio quando si richiude alle spalle del cameriere.
– Dalle scale salgono tre sigaraie sorridenti, seguite fino alla porta dell’appartamento. Quando entrano, dall’interno si alzano grida entusiaste. La porta si richiude. La cinepresa si ferma in silenzio davanti alla porta chiusa».
[1]Alberto Crespi, Shortcuts, Il cinema in 12 film. Gius. Laterza &Figli, 2022
Vedi anche: Psycho, un film di Natale
L’India vista da Ray, Rossellini e Lang
La dolce vita: un raro caso di film-mondo