Il Paradiso del Pavone, 2021 di Laura Bispuri
di Mirta Tealdi
Nena ( Dominique Sanda) riunisce la famiglia: i due figli Caterina (Maya Sansa) e Vito (Leonardo Lidi) i rispetitivi compagni ed ex Adelina (Alba Rohrwacher) e Manfredi (Fabrizio Ferracane) e la piccola Alma (Carolina Michelangeli), per festeggiare il suo compleanno nell’appartamento fronte mare che divide con il marito Umberto (Carlo Cerciello) e con Lucia, la domestica (Maddalena Crippa) e sua figlia Grazia (Ludovica Alvazzi Del Frate). Fin qui nulla di stravagante, ma la stranezza delle situazioni è dietro l’angolo. A partire dall’ arrivo di Paco, l’animale domestico della nipotina Alma… un pavone!
Da qui parte tutta una girandola di situazioni strane ed ambigue, di dinamiche disfunzionali in una famiglia allargata in cui confliggono le personalità più disparate, riprese da primi e primissimi piani apparentemente intesi a svelare atteggiamenti, personaggi e situazioni, e da una camera mobile che viene però tenuta a freno dalla mano della regista. Si intuiscono ad un primo grado, le relazioni e i conflitti, ma tutto rimane sulla superficie epidermica della parole e dei volti in una condivisa bolla di incomunicabilità. Nonostante le intenzioni della regista, e le situazioni potenzialmente profonde, complesse ed enigmatiche, la percezione è che il il film si fermi in superficie (pur illuminato dalle notevoli ed eroiche interpretazioni degli ottimi attori, tenuti però notevolmente alla briglia dalla sceneggiatura).
Alcune scene del film
Questo terzo lungometraggio di Laura Bispuri[1], soffre di un eccesso di controllo, che finisce per stancare già a metà film e diventare un esercizio che si autolimita: Vorrei dirvi ma non posso, vorrei farvi vedere, ma non oso, vorrei farvi sapere, ma non voglio. Mette molta carne al fuoco la regista e poi fa un’operazione di sottrazione (per evitare la sovrabbondanza), che le scivola di mano.
Se l’animale, il pavone, è stato scelto come metafora della confluenza e del coagulo di dinamiche, conflitti e torti, viene presto messo alla “porta”, relegato sul terrazzo dopo che, aprendo la coda, al massimo della sua esposizione di maestosità e bellezza, rompe inavvertitamente delle ceramiche. Mentre il pavone rappresenta, nel suo simbolismo, l’amore, la longevità, l’immortalità, il film parla, per contro, di paura del tempo che passa, di timore e sgomento per la malattia e la morte, per tutto ciò che all’improvviso può sovvertire e cambiare una vita passata a “galleggiare” sulle cose (nelle intense parole di Adelina, Alba Rohrwacher – attrice culto della Bispuri- in uno sprazzo di ribellione e autoaffermazione: uno dei rari momenti del film in cui finalmente, la recitazione viene lasciata libera e diventa istantaneamente intensa ed emozionante).
E’ per questo che nonostante le ambiziose intenzioni della pluripremiata regista ed il meritevole lavoro sull’immagine, il Paradiso del Pavone non decolla, o per meglio dire, non riesce, come il pavonePaco, a volare fino a portarci in Paradiso.
Note
[1] Laura Bispuri classe 1977 vince, con il suo primo cortometraggio Passing Time (2010), il David di Donatello, con il successivo Biondina (2011) il Nastro d’argento. Il suo primo lungometraggio, Vergine giurata (2015) è presentato in Concorso alla Berlinale e riceve premi internazionali, Il secondo è Figlia mia (2018). Il paradiso del pavone (2021) è il suo terzo lungometraggio.