di Mirta Tealdi
Youri (un bravissimo Alseni Bathily, attore esordiente) è un giovane sedicenne che abita nell’enorme complesso residenziale di citè Gagarine, nelle” banlieues” parigine, costruita nei primi anni sessanta del Novecento. Fu un progetto residenziale monumentale ad opera del partito comunista francese come alloggio per persone a basso reddito e finito per diventare, con la deindustrializzazione, luogo di residenza di persone che avevano perso il lavoro e di immigrati. Al loro film di esordio, Gagarine (Fra,2020), la coppia di registi Fanny Liatard e Jeremy Trouilh, seguono le fasi della demolizione della citè Gagarine affidando al loro protagonista uno sguardo intenso e insolito. In questa realtà periferica complicata e multietnica Youri si batte, a suo modo, per evitare che il complesso venga demolito, come previsto dalle autorità cittadine. E’ una battaglia combattuta con le armi della resistenza, specificamente non violenta. Non brontola o inveisce contro le autorità, come altri residenti ma cerca, in modo fantasioso e costruttivo (con l’aiuto degli amici: la giovane rom Diana (Lyna Khoudri) e il “fratello” Houssam (Jamil McCraven), di rendere l’edificio idoneo all’abitabilità in vista del sopralluogo delle autorità municipali.
Riuscirà in questa sua isolata e titanica impresa?
Con l’ingegno, l’intelligenza e le conoscenze tecniche, Youri cerca di salvare Gagarine espressione della sua passione per la scienza e lo Spazio e soprattutto casa sua, unico punto fermo della sua esistenza, di fronte all’abbandono della madre in primis e poi al distacco dai due amici, Diana e Houssam. Ma forse ormai rimane solo un luogo magico, in cui dare forma e creare la propria navicella spaziale, una capsula protettiva dove sognare e realizzare un mondo autorigenerante e autosufficiente in cui chiudersi come in un bozzolo protettivo e in cui sognare e rielaborare le imprese spaziali. La dolcezza e la visione di Youri conquistano pure il “duro” Dali (Finnegan Oldfield) che trova nella navicella un luogo assurdo e fantastico in cui staccarsi da una vita fatta di spacconate e spaccio. Cosa differenzia quindi, agli occhi di Youri, la propria casa in citè Gagarine, (un alveare brulicante storie, aiuto reciproco e umanità ronzante, simbolo di un radioso progresso) rispetto a qualsiasi altro gigantesco complesso urbano residenziale?
Alcune immagini del film
Sicuramente, come mostrato nella sequenza di repertorio a inizio film (in cui all’inaugurazione di Gagarine è stato invitato lo stesso Yuri Gagarin), quell’atmosfera di entusiasmo e fiducia nel progresso, quel senso di fibrillazione generale, di consapevolezza di vivere in un momento speciale. La figura di Gagarin, a questo proposito, condensa e riflette metonimicamente questo sentimento, arricchendo all’epoca, tutto il progetto, di un senso eroico, elettrizzante e unico (legato all’epopea della conquista dello Spazio) che Youri forse assorbe epidermicamente attraverso le mura di Gagarine.
Il tema esistenziale del protagonista è trattato con grande delicatezza e profondità dai due registi, usando uno stile intenso ma leggero e lasciando alla freschezza e spontaneità dell’attore tutto il resto. Il tessuto del film si compone a sua volta di una moltitudine di registri, alternando in modo repentino momenti di spensieratezza e tenerezza, a momenti di drammaticità, passando per tratti onirici e surreali. Le risorse interiori di Youri sono la sua forza contro la realtà dolorosa che lo circonda e che affronta con spirito e dolcezza disarmanti. Nonostante gli abbandoni subiti, lui preferisce rimanere in solitudine, tenacemente aggrappato alla propria casa, ai pochi metri quadri che sono per lui “famiglia”, atteggiamento che condivide con Dali, altra anima solitaria, avviato però su una strada più ovvia e scontata di piccolo delinquente.
Gagarine è dunque un film che sottolinea la capacità del protagonista, di non arrendersi, di combattere e non cedere, con una sana caparbietà e ingegnosità che, sia nella fantasia che nella realtà, sono le uniche risorse per reagire. E lo fa con un connubio tra realismo e magia che affascinano fin dalla prima sequenza.
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