di Letizia Piredda
Cosa vuol dire vivere per vent’anni con una malattia degenerativa che sbriciola il corpo e la mente con tutti i suoi ricordi? E soprattutto come possiamo pensare una vita simile per un’attrice che ha fatto dell’ironia e della comicità uno dei nuclei essenziali della sua carriera? Ma Monica Vitti è stata un’attrice estremamente versatile: con Antonioni ha rivestito ruoli altamente drammatici, ci ha inabissato nella dimensione angosciosa della nevrosi, nel deserto delle emozioni. Difficile mettere insieme questi ruoli con quelli dell’Adelaide di Dramma della gelosia, con la miriade di battute che spesso ci tornano in mente ( quando va dallo psicologo gli chiede: dottò è possibile amare due uomini contemporaneamente oppure so’ proprio mignotta…?). D’altra parte in Tosca si ritrovano insieme il dramma e la vena ironica (alla guardia che la allerta che così (sporgendosi) cade di sotto, lei risponde con un ghigno d’ironia: “ no no non cado io … mi butto!”
Monica Vitti in: La Tosca, 1973 di Luigi Magni; L’avventura,1960 e Deserto rosso,1964 di Michelangelo Antonioni; Dramma della gelosia, 1970 di Ettore Scola, La ragazza con la pistola,1968 di Mario Monicelli; Amore mio aiutami,1969 di Alberto Sordi; L’eclisse,1962 di Michelangelo Antonioni.
E forse è qui che si incontrano l’attrice e la persona in un ruolo che è contemporaneamente drammatico e ironico allo stesso tempo. D’altra parte la scelta di fare l’attrice è stata dettata da una crisi esistenziale in fase adolescenziale che lei ci racconta così: “Faccio l’attrice per non morire, e quando a quattordici anni e mezzo avevo quasi deciso di smettere di vivere, ho capito che potevo farcela, a continuare, solo fingendo di essere un’altra, facendo ridere il più possibile.” Personaggio composito dunque, giocato sempre sul crinale tra dramma e ironia, ci ha fatto vivere le emozioni più travolgenti e focose, ci ha fatto sbellicare dal ridere con la sua carica ironica, e ci ha comunicato l’incomunicabilità, l’impossibilità di comunicare per il vuoto emotivo prodotto dalla nevrosi.
Ma una cosa è certa: Monica Vitti la ricorderemo sempre con quell’aria scanzonata, con quella voce rauca e focosa, con quell’ironia travolgente e contagiosa, dietro cui c’era un talento smisurato, ineguagliabile e inarrestabile.