la Redazione
David Sassoli ci ha lasciato due giorni fa, l’ 11 gennaio, all’età di 65 anni. Presidente del Parlamento Europeo da luglio 2019, Sassoli aveva sempre messo al centro della sua esperienza l’interesse per l’umano e per le diverse culture, da giornalista prima e da politico in seguito. Vogliamo ricordarlo per il suo impegno nella promozione dell’arte cinematografica, da lui definita come “una chiave per comprendere la nostra realtà” durante il bellissimo discorso pronunciato davanti ai membri del Parlamento Europeo in occasione della consegna del Premio Lux, il 27 novembre 2019. Oggi unitosi al People’s Choice Award for Best European Film per diventare il LUX European Audience Film Award, il Premio Lux viene assegnato ogni anno a un film di produzione europea: nel 2019 il lungometraggio prescelto fu Dio è donna e si chiama Petrunya (Gospod postoi, imeto i’ e Petrunija) di Teona Strugar Mitevska. Di seguito, dunque, riportiamo il discorso integrale che il Presidente Sassoli dedicò al Cinema, all’importanza che ricopre da sempre in Europa e a chi trova ancora il coraggio di girare un film:
“Onorevoli Colleghe e colleghi,
siete numerosi ad essere stati eletti durante quest’ ultima tornata elettorale, pertanto questa è la vostra prima cerimonia del Premio del cinema del Parlamento Europeo, il LUX prize.
Mi permetterete quindi di spendere alcune parole per descrivervi questa iniziativa, di cui la nostra istituzione può andare estremamente fiera.
Tredici anni. Il LUX prize è giovanissimo, soprattutto se comparato ai premi del cinema che tutti conosciamo: il Leone d’Oro del Festival di Venezia – 76 anni, la Palma d’Oro del Festival di Cannes -72. L’Orso della Berlinale, 70…gli Oscar 92
A tredici anni, non siamo neanche adolescenti.
A coloro che dubitano della notorietà di questo premio, dico: lasciatelo crescere.
David Sassoli consegna il Premio Lux 2021 a Alexander Nanau per il Documentario Collective, Petrunya(2019), Collective (2019)
A coloro che criticano la sua legittimità, dico: impegnatevi a vostra volta per guardare i film che vengono proposti e promossi dal premio LUX, siate i migliori ambasciatori di questa iniziativa.
A coloro che si lamentano di non trovare il tempo per passare due ore in una sala oscura, rispondo che l’esperienza di una evasione cinematografica è preziosa e magica, poiché è un invito a viaggiare attraverso storie ed esperienze, paesi, personaggi e contesti che in quanto rappresentanti eletti dei popoli europei, del popolo europeo, siamo chiamati ad interpretare e capire.
Il cinema è una delle tante, fondamentali chiavi che ci aiutano ad aprire le porte della comprensione delle realtà in cui viviamo.
Ed il cinema europeo, contrariamente ai blockbuster americani, non ha mai smesso di descrivere e narrare la nostra società complessa e sfaccettata.
Pensate al Neorealismo italiano – Roma città aperta, Ladri di biciclette. Pensiamo alla Nouvelle Vague francese – I 400 colpi, Hiroshima mon amour, Fahrenheit 451.
A Ken Loach, a Costa Gavras, a Kieslowski, o Wajda.
A Wim Wenders o Volker Schlondorff, a Milos Forman o Istzvan Szabo.
A Agnes Varda o ad Almodovar.
Scuserete le omissioni di tanti altri nomi che varrebbe la pena qui citare. Ma questo breve panorama non mira ad essere esaustivo: mira a dimostrarvi che prima ancora di avere abbattuto i muri che dividevano l’Europa, prima ancora di avere creato una unione monetaria o avere aperto le frontiere, siamo cresciuti con un patrimonio culturale e cinematografico comune e condiviso che ci ha resi più uniti.
Che ci ha fatto più Europei.
Abbiamo sognato, ci siamo emozionati, abbiamo viaggiato attraverso frontiere che fino a pochi decenni fa erano davvero invalicabili.
Abbiamo ridotto le distanze che ci separavano dai nostri vicini.
Prima ancora di poter prendere un treno o un aereo e vedere Il cielo sopra Berlino, o la Rive Gauche di Parigi, il Castello di Praga, la Fontana di Trevi o la scalinata di Odessa, abbiamo costruito il nostro immaginario comune grazie all’arte, alla letteratura, al teatro, e soprattutto grazie alla forza evocativa del cinema.
Colleghi. Una delle critiche ricorrenti all’Unione Europea è che essa sia priva di anima. Che sia una burocrazia sovranazionale che impone rigide regole economiche, lontana dai bisogni dei suoi cittadini, dura d’orecchi alle urgenze dei più fragili. In quest’aula siamo tutti consapevoli che non possiamo limitare il dialogo con le nostre genti solo in periodo elettorale. Ma siamo anche coscienti che non sempre è facile affrontare le complessità del nostro lavoro quotidiano senza cadere nei tecnicismi delle nostre attività parlamentari.
Dobbiamo comunicare anche le emozioni, dobbiamo utilizzare nuovi linguaggi.
Ed il LUX Prize è uno strumento straordinario per accompagnarci in questo terreno.
Trattare di immigrazione, di diritto alla salute, di femminismo o di etica politica attraverso i film che il premio LUX promuove, è un’opportunità che dobbiamo cogliere.
Affrontare l’emergenza climatica, il nostro passato coloniale, o discutere del nostro modello di società tramite il cinema, è una sfida stimolante, da incoraggiare.
Siamo l’unico Parlamento al mondo che conferisce un premio per il cinema. Cerchiamo di esserne orgogliosi.
Il LUX Prize è riuscito laddove nessuno dei festival citati prima, si è mai arrischiato. Tutti i tre film che avete avuto la possibilità di visionare in queste settimane, sono stai sottotitolati in 24 lingue e mostrati in tutti i 28 paesi dell’Unione Europea.
Proiezioni e dibattiti in simultanea sono stati organizzati in 46 città diverse, assieme al programma Europa Creativa della Commissione Europea, che tengo a ringraziare. Senza MEDIA ed Europa Creativa, il nostro patrimonio culturale europeo sarebbe molto più povero.
E con lui anche la nostra economia. Dal 1991 MEDIA ha investito 2,6 miliardi di euro nei contenuti europei, nella creatività e nella diversità culturale, sviluppando così un settore che rappresenta 8 milioni di posti di lavoro e il 4.5% del Prodotto interno lordo europeo.
E, infine, voglio rendere omaggio al coraggio e all’impegno dei registi che sono presenti oggi in Plenaria.
Perché fare film non è un’impresa facile. Mesi e mesi di ricerche sul soggetto, la scrittura, la riscrittura, la corsa ai finanziamenti, alle coproduzioni, il casting, girare il film, chiudersi per mesi nelle sale di post-produzione per correggere il suono o la luce, per tagliare o aggiungere una scena, ed infine trovare i festival per mostrare la propria opera, le sale cinematografiche, accompagnare e spiegare al pubblico il frutto di anni!
Quando riusciamo ad andare al cinema, vediamo il lavoro finito, il prodotto finale. Ma sarebbe profondamente ingiusto sottostimare l’abnegazione ed i rischi che i registi e autori che abbiamo la fortuna di avere con noi oggi, hanno affrontato.
Ieri abbiamo ascoltato OLEG SENTSOV, regista ucraino, premio Sakharov 2018, che fino a pochi mesi fa era ancora incarcerato nelle prigioni russe per le sue idee.
Quando parlo di rischi e di abnegazione, penso ovviamente anche al coraggio di autori e registi nel trattare questioni scomode, argomenti di scottante attualità politica, penso alla costante lotta per la libertà di espressione e di creatività.
Ed è per questo che voglio ripeterlo ancora una volta: del LUX Prize, del premio di questo nostro parlamento, dei registi ed autori che abbiamo avuto l’onore di conoscere, dobbiamo essere particolarmente fieri ed orgogliosi. Lunga vita alla libertà d’espressione, lunga vita al cinema europeo, lunga vita al premio LUX!”