di Mirta Tealdi
Cosa unisce, se le unisce, le due pastorelle: Lucia nel film Capri-Revolution (2018) di Mario Martone e Nannina ne “Il Miracolo” (1948) di Roberto Rossellini?
Poco, a mio avviso.
Riassumo così le differenze in due parole chiave: Ridondanza nel primo film, e sottrazione nell’altro .
Ridondante di temi, suggestioni, punti di vista, avvenimenti storici, che poco seguono la Storia ma che vengono ricondotti ad uno spazio temporale definito come pre-bellico. Il film di Martone ha a mio avviso, come pecca, quella di mettere troppa carne al fuoco e non riuscire a risolvere in modo convincente (con alcune debolezze di sceneggiatura) tutti i temi messi in campo.
In particolare il percorso evolutivo del personaggio e della personalità di Lucia, da pastora di capre analfabeta a donna libera e autodeterminata in una società arcaica e rurale del sud d’Italia del primo ‘900, risulta poco realistico. Convince sicuramente di più ad una lettura simbolica e universale. Ecco allora che la ribellione e la spinta libertaria diventa anticipazione dei movimenti femministi e hippie del ’68 ed esce dal particolare verso un afflato universale.
Non vuole volare alto invece il film di Rossellini: Il Miracolo, almeno non nel senso del film di Martone, e il suo maggior pregio è un gioco baziniano di sottrazione.
La sottrazione e la ridondanza, sono forse le due facce della stessa medaglia, così come Lucia e Nannina rappresentano donne a loro modo anticonformiste in cerca di un proprio posto nel mondo.