di Pino Moroni
Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato il film Cirano di Joe Wright, tratto dal musical off-Broadway di Erica Schmidt, che aveva già trasformato la commedia in 5 atti di Edmond Rostand (1897). L’idea del film è venuta ad Haley Bennet, compagna di Wright, interprete del musical (Roxanne) insieme a Peter Dinklage (Cirano), marito della Schmidt. Il film con questa doppia accoppiata ha usufruito di tutto l’impegno e l’amore possibile per la sua riuscita. Il merito, comunque, non è solo della recitazione degli ormai rodati personaggi e della perfetta regia di Wrigth, che ha spesso adattato le tematiche dei suoi film da classici testi letterari, ma anche della bellezza delle location, che in tempo di lockdown, la stessa Bennet ha consigliato di trovare in Sicilia, ricreando nelle romantiche atmosfere del barocco (Noto) e sull’Etna innevato in eruzione gli spazi narrativi del XVII secolo.
Joe Wright, incontrato per l’intervista alla Festa, è un bel signore cinquantenne con occhiali, pizzetto sale e pepe ed espressione soddisfatta. Gentleman inglese con idee chiare e ed uno humor raffinato, molto sincero ed autoironico.
Ha parlato, fra l’altro, anche della sua malattia (è dislessico) della quale ne ha fatto una forza per essere migliore degli altri, e secondo me riuscirà a diventare anche baronetto (Sir). Dalla sua produzione, Orgoglio e pregiudizio (2005) da Jane Austen, Espiazione (2007) da Jan Mc Ewan, Anna Karenina (2012) da Lev Tolstoj, Pan viaggio all’isola che non c’è (2015) da J.M. Barrie, è possibile capire come, questo già famoso artista, stia cercando di occupare con merito il posto lasciato da David Lean, grande regista inglese a cui dobbiamo Lawrence d’Arabia, Zivago, La figlia di Ryan.
Joe Wright è stato intervistato per Incontri ravvicinati dal direttore artistico della Festa Antonio Monda.
Qual è il primo film che ha visto e da cui in qualche modo è stato ispirato?
Incontri ravvicinati di Steven Spielberg, e, nonostante fossi ancora piccolo, mi hanno fatto paura la scomparsa del bambino e la ricerca disperata del padre. Quindi posso dire di aver sviluppato il mio rapporto con il cinema per paura.
D. Perché e come si fanno i film?
R. Mia madre e mio padre avevano un teatro di marionette. Un giorno mia madre rispose così alla mia curiosità sulle immagini in movimento. Prese un foglio ci ritagliò dei quadratini e sulle parti rimaste fece dei disegni tipo fumetti. Poi davanti ad un foro fatto in una scatola di scarpe fece passare il rotolino creato con il foglio (con vuoti e pieni disegnati) come una pellicola e mi creò la proiezione di una storia.
D. Come è iniziata la sua carriera?
R. Ero solo in casa ed avevo visto molti VHS e mi ero divertito molto con film che io vedevo come commedie invece erano molto drammatici. Poi ho girato una Serie in due VHS, con brani di 15 minuti l’uno.
D. Qual è stato il suo rapporto con Jan Mc Ewan per il film Espiazione?
R. Ottimo, abbiamo entrambi profonde radici londinesi. Vorrei ricordare che essendo dislessico ero considerato un pigro, un perdigiorno dai maestri che non mi aiutavano certo, quindi ho cominciato a leggere tardi ma poi ho recuperato, poi ho capito anche che il cinema era una grande opportunità.
D. Che cosa l’ha attirata del libro di Jan Mc Ewan?
R. Sentivo che era nel solco della tradizione britannica, poi trovai la parola figa e un poco mi intimorì perché era ed è un’opera moderna. Ma mi è piaciuto perché la verità è più di due verità o delle congetture. Comunque mi sono rifatto a Kurosawa con il suo magnifico film Rashomon.
D. Come lavora per gli adattamenti delle opere letterarie?
R. L’adattamento di un film è l’idea personale che mi sono fatto del racconto letterario.
D. Come nasce la sceneggiatura con Tom Stoppard per il film Anna Karenina?
R. Con un budget limitato non potevamo girare tante scene nelle strade all’aperto in Russia così abbiamo optato per un pezzo teatrale classico e Tom ci ha aiutato molto.
Nel corso dell’incontro viene proiettato un brano di L’ora più buia. Churchill in Underground che parla ed incoraggia i viaggiatori inglesi.
D. La scena che abbiamo visto è stata inventata?
R. Certo. Ma Churchill incontrava sempre gente, andava a visitare i quartieri bombardati per tenere su il morale, o si recava anche in provincia. Una volta sparì un giorno e non si seppe cosa aveva fatto.
D. L’interprete Gary Oldman ha preso anche l’Oscar per quella interpretazione.
R. Gary (Oldman) è cresciuto a Londra negli anni ’80. Un giorno Alan Bates ci presentò e gli disse: “Un giorno lui ti farà fare un film che ti farà guadagnare un Oscar”.
D. Sta presentando alla Festa, Cirano il suo ultimo film. Che cosa vuol dire in proposito?
R. Non è un musical, è un film in cui ci sono musiche. Haley (Bennet) mi invitò ad un Workshop presso una produzione. Cirano per me era una persona come gli altri e come gli altri amava. Mi aveva colpito comunque l’interpretazione di Dinklage, così ho cominciato a capire che c’era la possibilità di adattare questa versione al cinema. Per me il successo di un film non dipende dalla capacità del regista ma dalle interpretazioni degli attori (sic!). Il film è ambientato in Sicilia ed io amo l’Italia di cui ammiro registi come Fellini, Visconti, Antonioni e Scorsese. Cercavamo un tempo ed un luogo di fantasia (anche se Cirano è ambientato a Parigi) e Noto è così bella e romantica. Haley dice che ci sono anche i più buoni cannoli siciliani.
D. Qual è il suo shot preferito?
R. Non si tratta di parlare di inquadrature, il primissimo piano di un volto può essere qualcosa di immortale! Ho per natura una grande empatia con il cast ed i tecnici e così riesco attraverso contatti anche molto fisici ad ottenere quello che voglio (ad esempio quando voglio un cambio di inquadratura o di fuoco, un primissimo piano od un dettaglio mi basta semplicemente un tocco studiato dal tecnico giusto).
Passing.Due donne The eyes of Tammi Faye Festa del cinema