a cura di Letizia Piredda
Che il verde sia il colore dominante in Vertigo [1] non è un’illazione degli interpreti ma un principio formale che Hitchcock stesso descrive a Truffaut in sobri termini tecnici, come sempre ama fare: “Nella prima parte quando James Stewart seguiva Madeleine nel cimitero, le inquadrature su di lei la rendevano molto misteriosa, perché le facevamo con dei filtri di nebbia: ottenevamo così un effetto di verde sul riverbero del sole. Più tardi , quando Stewart incontra Judy, ho scelto di farla abitare all’Empire Hotel a Post Street, perché sulla facciata di questo hotel c’è un’insegna al neon verde che lampeggia ininterrottamente. Questo mi ha permesso di creare, senza ricorrere ad artifici, lo stesso effetto di mistero sulla donna quando esce dal bagno; è illuminata dal neon verde, torna veramente dal mondo dei morti”. [2]
Molto piu tardi un altro maestro del cinema userà dei cromatismi per sottolineare alcuni stati d’animo: Stanley Kubrick nel suo ultimo film Eyes wide shut. In particolare Kubrick fa uso del colore arancio per indicare calore, intimità, in contrasto con l’azzurro elettrico, per indicare freddezza, distacco o pericolo.
Nella prima foto prevale una colorazione arancione, con una luce dai toni caldi, mentre nella parte più piccola in fondo, prevale un colore bluastro, con una luce fredda che proviene dall’esterno, probabilmente da un’insegna al neon, come a indicare un pericolo che minaccia la loro intimità. Nella seconda prevale l’azzurro elettrico, a indicare una distanza emotiva, una freddezza che si insinua nel loro rapporto, mentre in fondo nella stanza attigua domina il colore arancione.
Note
[1] Roberto Calasso. Allucinazioni americane. Adelphi, 2021
[2] François Truffaut. Il cinema secondo Hitchcock. Il Saggiatore, 2014
Per approfondire: Il classico del mese: Eyes Wide Shut
Vedi anche: Rear window, un’ipotesi ardita e Dietro il vetro