La pièce ricavata dall’intervista di Sallusti a Palamara in scena alla Sala Umberto di Roma
di Tano Pirrone
Se dovessimo riferire solo dell’aspetto organizzativo, profluvi di elogi uscirebbero dalla nostra penna elettronica: qualità dell’ospitalità sempre altissima, punto di riferimento per tutti i teatri di Roma. Se poi fossimo costretti a dare giudizi sull’architettura del lavoro andato ieri sera in scena, ci chiuderemmo a riccio e, cercando di essere il più gentili possibili, diremmo: perché insistere su “Sylos Labini[1] e la sua compagnia”? Sul palco c’era solo lui e un bel giovanotto barbuto seduto defilato, tecnico di suono (intercettazioni telefoniche) e immagini (di repertorio). Quanto al titolare, possiamo dire che si sia trattato di un One Man Show, che ha mandato avanti con livore e approssimazione uno spettacolino da “periodica”, quell’evento che con amici ancor più vecchi di noi replichiamo di tanto in tanto in terrazza, con passione e piacere di stare, secondo le regole, insieme in terrazza. Ogni argomento finisce con un buffet e gli animi e i corpi sono di norma in stato di grazia. Sono sempre preparati con cura e sono equilibrati nei contenuti e nell’esposizione. Cose che non si possono invece dire del canovaccio utilizzato dal protagonista. Un’ultima cosa vorremmo dire prima di concludere questa breve, sincerissima parte: che l’espediente di mettere alla fine dello spettacolo un lungo video con Falcone e Borsellino, come se fossero le uniche eccezioni di una magistratura, come quella italiana, che avrà e avrà avuto delle distorsioni, ma fa quotidie il suo dovere in silenzio e con coscienza, è un vecchio sistema poco elegante per prendere applausi; che non c’erano stati durante la recita (scusate, o Muse, perdonate Talia ed Euterpe, entrambe necessariamente invocate, ché da noi, vecchia cara Italia, la commedia si trasforma spesso in tragedia e le tragedie, sempre più spesso in commedie d’ordinario repertorio).
Il lavoro in scena Il sistema, prende le mosse dall’omonimo libro pubblicato da Rizzoli, che è tecnicamente una lunga intervista di Alessandro Sallusti (direttore di Libero) a Luca Palamara (ex magistrato, radiato a ottobre 2020 dall’ordine giudiziario). Chi era Palamara e perché è radiato? Giovanissimo magistrato giunge rapidamente alla vetta del CSM, e come spesso succede, credendosi onnipotente, schiaccia i piedi ad altri potentati, che raccolgono le prove di anomalie comportamentali e lo silurano pesantemente e con ignominia. Ora, confessandosi con quel campione di equilibrio e d’indipendenza di pensiero e di posizione politica che è il direttore del giornale citato, cerca di apparire come il buono, come la vittima. Di fronte a una descrizione, nel libro e nella pièce, così macchiettistica, di una lettura così di parte, lo scoramento è grande. Descrivere la giustizia come un covo d’intrallazzatori distrugge il lavoro quotidiano della stragrande maggioranza dei magistrati, fatto lontano dai riflettori, dalle strenne librarie e dagli spettacoli per uomini soli (fatti da uomini soli, mi correggo).
La tesi rozzamente esposta, come se fosse un’appendice di quella brutta pubblicazione, che un altro bel giovanotto vendeva ieri sera a 3 euro a copia, organo ufficiale del Movimento CulturaIdentità. La pubblicazione è organo ufficiale di detto movimento. Queste notizie le abbiamo prese dalla voce Wikipedia “Edoardo Sylos Labini” al cui inizio campeggiano tre avvisi ufficiali di Wikipedia: il primo avverte: «La neutralità di questa voce o sezione sull’argomento attori è stata messa in dubbio. Motivo: curriculum con varie parti promozionali; non si evince la piena rilevanza del soggetto. Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alla discussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.» Il secondo avverte: «Questa voce o sezione sull’argomento attori italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Commento: inoltre, che tipo di ruoli ha ricoperto? È veramente rilevante l’attività di regista teatrale? Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull’uso delle fonti. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.» Nel terzo avviso si avvisa che tutta la voce non è formattata secondo gli standard e si invita ad applicare correttamente la convenzione Wikipedia.
Perché riportiamo la lunga chiosa istituzionale alla voce Wikipedia del Nostro? Semplice, perché contribuisce a definire la misura dell’equilibrio autorale e attoriale e, conseguentemente, l’attendibilità dei contenuti del lavoro prodotto e banalmente andato in scena.
Nicola Gratteri, andato in pensione quattro anni prima del previsto, amareggiato da una censura in cui lo stesso Palamara ha avuto un ruolo, ha detto pubblicamente: «Ci vorranno anni per riconquistare la gente.» E Marco Bisogni, sostituto procuratore Dda[2] a Catania: «Nel libro di Palamara e Sallusti la parte sana della magistratura non c’è. Per esempio quella che ha fatto emergere gli scandali di Siracusa. Manca il pezzo buono. Il paradosso? Proprio perché eravamo impegnati a spalare fascicoli, abbiamo affidato l’autogoverno della magistratura ai peggiori.» Silvia Albano, giudice del Tribunale di Roma, ha dichiarato: «Il libro? Vi ho trovato qualche verità, mezze verità, bugie, omissioni.»
Riconosciamo comunque, per onestà intellettuale, che permane ancora il grande problema sulle modalità in cui deve articolarsi, con la massima chiarezza e funzionalità, l’indipendenza della Magistratura dagli altri poteri dello stato, elemento fondamentale, questo, in una democrazia elettiva, parlamentare come la nostra; e come vada ricucito il rapporto di fiducia con i cittadini.
Dobbiamo farlo con urgenza, trasparenza e onestà, rendendo in tal modo inoffensivi feroci attacchi pro domo sua.
[1] Sul Corriere della Sera di venerdì 23 settembre 2011, nella sezione Interventi & Repliche, è stata pubblicata la precisazione della famiglia di Paolo Sylos Labini in merito al rapporto di parentela con Edoardo Sylos Labini. Questa rettifica si è resa necessaria in seguito alla notizia riportata dal Corriere della Sera del 17.9.2011 (ed anche da altri quotidiani) secondo la quale Edoardo Sylos Labini sarebbe il nipote di Paolo Sylos Labini. “Il signor Edoardo Sylos Labini non è nipote dell’economista Paolo Sylos Labini, in quanto la comunanza di cognome trova origine in un rapporto molto indiretto risalente alla fine del 1800 (il bisnonno del sig. Edoardo Sylos Labini era cugino del padre dell’economista Paolo Sylos Labini). Inoltre si tiene a precisare che, non esistendo tra le due famiglie né rapporti di parentela diretta né contatti o frequentazione alcuna, nessuna considerazione è stata mai fatta in merito al recente matrimonio del sig. Edoardo Sylos Labini”. Marinella, Stefano e Francesco Sylos Labini
[2] Direzione distrettuale antimafia
Molti anni fa portai una mia classe a teatro a vedere uno spettacolo che aveva per tema la morte delle decine di magistrati uccisi in Italia, vittime di mafia, terrorismo, corruzione e…Scoprimmo di avere il record di magistrati morti in Europa . E oggi dobbiamo assistere ad un tale triste spettacolo!!