di Antonio Celli
Orson Welles : “the first film I’ve seen in which color was absolutely necessary”
William Klein (New York 1928) ha realizzato questo corto nel 1958 (con i “consigli tecnici” di Alain Resnais) ed è questo il suo primo uso, documentato, della cinepresa [1]
W.K. aveva già ottenuto riconoscimenti ed apprezzamenti internazionali per la sua opera di artista, in particolare per la pubblicazione del volume fotografico “Life is good & good for you in New York” (1954) [2] , in cui il suo sentimento antagonista verso la città della sua prima giovinezza aveva trovato modo di esprimersi in uno stile fortemente sovversivo, al di fuori di ogni regola formale, noncurante dei principi allora correnti della “buona tecnica” e dell’equilibrio compositivo. Quindi immagini sghembe, sgranate, mosse ; immagini in cui il costante uso del grandangolo introducevano deformazioni ed ampliavano il campo di ripresa a contenere quote di realtà estese. Uno street photographer dall’energia anarchica ed insofferente , che usava la macchina fotografica come strumento di provocazione , a viso aperto (lo sguardo dei soggetti ripresi è costantemente indirizzato alla fotocamera, in forma di sfida o dialogo).
Klein si era formato artisticamente a Parigi, dove si era trasferito nel ’48 dalla Germania, entrando in contatto con Ferdinand Léger, di cui frequenterà a lungo l’atelier, e da cui riceverà un contributo molto importante a determinare la sua attenzione verso la città contemporanea : mutazione, movimento, ingranaggio, ritmo, transitorietà, passaggio, velocità, intermittenza, tutti elementi su cui Léger aveva impostato il suo film Ballett Mécanique (1924) [3] e che erano fondamentali componenti della sua poetica cubo-futurista, saranno i caratteri dell’urbano di Klein, in cui l’architettura, frammento di contenitore indifferenziato, episodio occasionale, non assumerà mai valore proprio ma si giustificherà solo per la presenza dell’uomo. W.K. definirà questo suo corto il primo film Pop, con piena ragione : l’attenzione di alcuni artisti americani verrà ben presto attratta dal mondo della comunicazione popolare, dalle immagini destinate alla suggestione dell’uomo-consumatore e, ad inizio degli anni ’60, si assisterà alla loro trasformazione in oggetti del sistema-arte, la Pop Art, appunto, e Klein ne è un precursore.
Note
[1] https://www.youtube.com/watch?v=GlMOsSLBvp4
[2] segnalo l’edizione inglese del 1955 https://www.youtube.com/watch?v=WC2mjwwtAQo
[3] Ballet Mecanique. 1924 – Canonical Version – Léger / Antheil. Ensemble Modern. Synchro-Ciné.
Bravo Antonio. Interessante.
Buona estate