Gianni Amelio (3).Colpire al cuore

di Patrizia Montani

Colpire al cuore[1] fu presentato a Venezia dove, come racconta Monicelli, fu molto apprezzato dalla giuria; tuttavia il Leone d’Oro fu assegnato a Lo stato delle cose di Wim Wenders e il film di Amelio non ebbe nessun riconoscimento. Un vero smacco per tutto il cinema italiano.
Il film fu scritto nei primi anni ’80 sull’onda del dibattito, ancora infuocato sul terrorismo, mentre il cinema si accostava ad esso con prudenza e attenzione documentaristica .

La scena della sparatoria in Colpire al cuore, 1983 di Gianni Amelio

Colpire al cuore, al contrario, tratta marginalmente il contesto storico_politico , mentre si appassiona ai drammi privati, ai tempi del terrorismo [2]. L’apertura è fulminante, in un lungo piano-sequenza all’indietro, poche battute tra padre e figlio che vengono subito delineati. Dario, il padre, colto, rilassato, amicale, Emilio, il figlio quindicenne, serioso e molto rigido nei giudizi. C’è un’evidente inversione dei ruoli tradizionali. Siamo tra Milano e Bergamo, Dario è un professore universitario che intrattiene rapporti di amicizia con una coppia di ex alunni estremisti di sinistra, che poi, scopriremo insieme ad Emilio essere diventati terroristi. Dario ha un atteggiamento ambiguo mentre Emilio osserva, fotografa e alla fine denuncia suo padre.

Gianni Amelio ebbe a dire che mentre Dario è descritto come un personaggio reale, Emilio è una specie di ipotesi, di astrazione.
Un film in cui il privato dei personaggi e il pubblico della nazione si mescolano sempre più vischiosamente, e dove la spaccatura del rapporto padre-figlio, sottolineata dal regista, non è altro che la conseguenza del clima plumbeo di paranoia e di paura che ricopriva il paese.
Il regista non ci chiede di scegliere con chi dei due stare, anche perchè sono ambedue vittime, semmai ci chiede di riflettere sui rapporti familiari che, negli anni ’70, dopo lo sconvolgimento dei valori del ’68, dopo ribellione e antiautoritarismo in famiglia e fuori da essa, aveva portato molti genitori a diventare “amici” dei loro figli, rinunciando al proprio ruolo di educatori e di guide per la comprensione della realtà.
E’ stato detto che, per la prima volta al cinema abbiamo visto un figlio che fa il padre e un padre che fa il figlio.
Anche tra madre e padre c’è un capovolgimento dei ruoli tradizionali: la madre è assente ( si isola con le cuffie scrivendo a macchina le sue traduzioni) e il padre è quello più presente che stabilisce un rapporto più confidenziale col figlio.
Il film procede con un progressivo accumulo di tensione fino a diventare cupo e raggiungere il culmine con il sogno di Giulia, (la compagna del ragazzo che finirà ucciso in una sparatoria): ha sognato il proprio bambino con ai piedi le scarpe di suo padre.
La tragedia di una generazione che, a causa delle proprie scelte, ha mandato allo sbaraglio anche i propri bambini.
A distanza di quarant’anni, quando ormai il terrorismo non è che un brutto ricordo, il film conserva tutta la sua bellezza stilistica e, paradossalmente, la sua leggerezza, grazie alla rigorosa capacità di Amelio di sospendere il giudizio.


Note

[1] Colpire al cuore, 1983 con Jean Luis Trintignant , Fausto Rossi e Laura
Morante, segna l’esordio di Amelio sul grande schermo.
[2] Domenico Scalzo (a cura di) Gianni Amelio un posto al cinema. Edizioni
Lindau, 2001

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