L’Oscar deve cambiare

Sicuramente l’Oscar deve cambiare e per questo pubblichiamo l’articolo di Silvia Bizio comparso ieri su Repubblica, che, in un’intervista a Shapiro, membro dell’Academy, ci parla delle nuove regole per l’Oscar. Non so se le condividiamo in toto, ma sicuramente ci sembra utile sollecitare una riflessione su questa tematica.

la Redazione

LOS ANGELES – L’Academy ha tempo per organizzarsi, ma i cambiamenti dovranno esserci: a partire dai 2024 non si potrà concorrere alle candidature come miglior film agli Oscar senza essere in regola con
almeno due delle quattro linee guida per l’inclusione delle minoranze
etniche e razziali: una quota di minoranze e di donne davanti e/o dietro la cinepresa, nei dipartimenti tecnico/creativi, tematiche e soggetti che includano non solo bianchi e campagne di marketing orientate appunto all’inclusione” etnica e di genere. Merito anche dell’attrice Frances McDormand che ha sensibilizzato l’opinione pubblica e soprattutto i membri dell’Academy of Motion Picture (8 mila dei quali votano per l’Oscar) con il suo discorso di ringraziamento per Tre cartelli a Ebbing Missouri. E inclusione sarà. Il produttore americano Gary Shapiro è un membro votante dell’Academy da più di 30 anni ed ex vice presidente della Sony Pictures Entertainment, nonché nel comitato selettivo per i film internazionali.
È d’accordo con le nuove regole?
«Assolutamente si! Viviamo in un mondo globalizzato che cambia rapidamente in termini di diversità, e penso che per quanto sia complessa questa iniziativa offrirà tante opportunità ai giovani cineasti. Il futuro è diverso dal passato. Bisogna avere il coraggio di cambiare».
Le nuove regole nascono da lamentele giunte all’Academy?
“C’è sempre chi si lamenta. La decisione era in cantiere da tempo,
almeno dalla nascita del movimento #Oscarsowhite. La pressione ha avuto un grande effetto sui manager e i capi dell’Academy, che hanno capito che qualcosa non funzionava. Io sono a favore di una maggiore inclusione perchè questa è l’America. La Presidente dell’Academy Dawn Hudson è stata brava a portare avanti il discorso. Ma di questo parlavamo già anni fa con Cheryl Boone Isaacs, ex presidente afroamericana, quando lavoravamo alla Columbia Pictures e ci lamentavamo degli uomini bianchi che dominavano a Hollywood e all’Academy. E’ stata lei a tirare la volata”.

Membri dell’Academy


Le nuove linee guida però si riferiscono solo al “miglior film”
Per ora sì , ma l’Academy conosce l’importanza di rivolgersi a tutti. E poichè tutto il mondo guarda i film e le serie tv di Hollywood, ognuno di noi dovrebbe riflettere più a fondo su che cos’è l’America oggi. Vogliamo essere d’esempio come un tempo? Iniziamo dalla nostra meravigliosa diversità”.
Nell’Academy contano i membri votanti appartenenti alle minoranze?
Accidenti. Oggi fanno sentire la loro voce eccome. E questo è importante più che mai oggi con questo Presidente alla Casa Bianca. Il movimento Black Lives Matter ha dato un’ulteriore spinta.
Non pensa però che l’arte, compresa quella cinematografica, dovrebbe essere completamente libera?
Io non sono un artista, sono un ex dirigente, ma ho sempre capito che l’arte è anche un grande business, e non solo a Hollywood. È “show business”
e non “show art”. Apprezzo l’indipendenza degli artisti, ma sono anche cosciente che tv e cinema, per il grande impatto su tutto il mondo, hanno una grande responsabilità sociale.
Ci sono troppi soldi in ballo. Non è un’arte individuale, che concordo dovrebbe essere sempre completamente libera da parametri».
Ci sono film che l’hanno colpita come esempio di “inclusione”?
«Certo. Green book, Moonlight, 12 anni schiavo, tutti premi Oscar. Oppure Bombshell dell’anno scorso, con Charlize Theron giornalista a Fox News molestata dal suo boss».
Quali film oggi non rispetterebbero i parametri?
«Ero alla Columbia quando producemmo Cinque pezzi facili di Bob Rafelson, con Jack Nicholson, un capolavoro! Oggi non potrebbe andare agli Oscar. Non c’era un nero o ispanico davanti, dietro, a destra o a sinistra delle cineprese e sul set. E neanche Easy Rider. Ma sono stati grandi film di quell’epoca, quegli splendidi, indipendenti anni ’70. Ma oggi è un altro mondo”.

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