Riportiamo questo interessante articolo di Franco Montini, pubblicato il 16 febbraio 2020 su Repubblica
La Redazione
«Il più europeo dei registi americani». Così Giuliano Montaldo definisce John Cassavetes, celebrato in questi giorni al Palazzo delle Esposizioni con una retrospettiva completa di tutti i suoi film. «Il cinema di Cassavetes — sottolinea Montaldo —era assolutamente realistico, lontanissimo dagli stereotipi hollywoodiani. Un cinema essenziale, incalzante, spietato, produttivamente povero, ma capace, utilizzando soluzioni elementari, di comunicare au-entiche emozioni. Cassavetes è stato il pioniere e il punto di riferimento di tutto il cinema indipendente americano». Insomma un grande autore? «Non c’è dubbio, un regista di straordinario talento, dallo stile inconfondibile, che ha rinnovato il linguaggio cinematografico. Sul set si affidava spesso all’improvvisazione e, con la moglie Gena Rowlands, Ben Gazzara, Peter Falk, Seymour Cassel, ha saputo creare un gruppo di attori, un affiatatissimo team, marchio di fabbrica del suo cinema». Cassavetes ha svolto anche un’intensa attività di attore «È stato un ottimo interprete, anche se, quando recitava per gli altri, lo faceva principalmente per guadagnare i soldi che gli servivano per realizzare i propri progetti, perché l’industria americana lo ha tenuto a lungo ai margini».
Lei lo ha diretto ne “Gli intoccabili”, girato fra l’Italia e gli Usa nel 1969, che sarà proiettato come evento speciale al Palazzo delle Esposizioni il 13 marzo «L’esperienza de “Gli intoccabili” è stata complicata, il cineasta non si discute, ma l’uomo aveva un carattere quanto meno discutibile e soffriva di un’evidente gelosia nei confronti della moglie, persona adorabile, oltre che grandissima attrice. Lo posso testimoniare per esperienza diretta perché anche Gena Rowlands era nel cast de “Gli intoccabili”. Dopo i primi giorni di lavorazione svolti a Roma, superate le difficoltà di comunicazione, per il mio modesto inglese e il suo ancora peggior italiano, Cassavetes ha iniziato ad essere sempre più invadente. Mi chiedeva le motivazioni per la scelta di un carrello o di un certo obiettivo, arrivando a contestarmele. Evidentemente il regista che era in lui ogni tanto riemergeva». E cosa accadde? «Un giorno abbiamo litigato ferocemente e Cassavetes abbandonò il film. Solo dopo lunghe insistenze da parte della produzione tornò sul set, ma io pretesi le sue scuse pubbliche a tutta la troupe. Lui borbottò qualcosa e poi si ritirò nella sua roulotte per prepararsi alla scena in programma. Lo andai a trovare dicendogli che ritenevo più utile per il film il mio abbandono, ma lui mi implorò di rimanere. Ci abbracciamo e scoppiò una pace definitiva. Nonostante questi incidenti, “Gli intoccabili”, il primo film che raccontava la mafia in smoking molti anni prima de “Il padrino”, ottenne un bel successo».