Richard Jewell di Clint Eastwood. Pietà per i giusti

8 Febbraio 2020

di Pino Moroni
Artapartofculture.net

Sembra che la semplificazione, in un’epoca in cui si fa fatica a pensare, sia la forma migliore di giudizio su ogni evento o persona, il metro migliore per tracciare il profilo di una idea e di un essere umano. Con ciò alimentando quel senso di superficiale e di fasullo che sta permeando la nostra informazione e conoscenza.

La semplificazione può portare a facili giudizi ancorati a preconcetti (archetipi e stereotipi) con danni non quantificabili in una società ormai omologata. Diventa poi anche difficile, in una convivenza difficile e priva di antiche regole civiche, distinguere il buono dal cattivo, ma soprattutto riconoscere i giusti.

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Tutto questo per dire che c’è voluto un regista di 89 anni, Clint Eastwood, sempre accusato di essere un repubblicano conservatore, un reazionario fascista, per parlare di un uomo qualunque che vuole bene agli altri, aiuta e difende gli altri, si fida degli altri, con la grande capacità di dire sempre la verità. Una volta si sarebbe chiamato un puro, un buono, un semplice, un bene educato, una persona civica, cioè rispettosa delle regole e della loro applicazione, fiducioso nella possibilità di aiutare gli altri. Oggi invece viene chiamato “uno sciocco”.

Tanto Clint Eastwood non è un reazionario razzista (e lo si è visto già in Gran Torino), quanto Richard Jewell, guardia giurata di Atlanta, personaggio vero del suo film, non è un ritardato, uno stupido come tutti invece nei loro superficiali schemi sociali lo vogliono considerare.

Nella sua fissazione per l’osservanza della legge e per l’ordine (che riesce poi a non far creare guai a chi invece lo deride), nel suo rispetto per l’autorità, nel suo impegno per la protezione degli altri, Jewell può salvare vite umane come nel caso della bomba del 1996 ad Atlanta, ma per quel suo profilo da troppo buono, può anche rischiare una condanna a morte. Siamo ormai arrivati al punto che non c’è più pietà per i giusti – ci sta dicendo il grande vecchio Clint Eastwood.

La storia raccontata dal film di Eastwood, che cinematograficamente sta diventando perfetto nell’equilibrio di spettacolo, atmosfere ed intensa umanità, è stata ripresa dallo sceneggiatore Billy Ray da un articolo di Marie Brenner sul “Vanity Fair” intitolato The ballad of Richard Jewell, dove ballata è un componimento poetico su un eroe, quello che oggi si legge di Richard Jewell, che salvò con il suo intuito molte persone.

Jewell era una guardia di sicurezza durante i concerti pieni di gente nel Centennial Olympic Park durante le Olimpiadi di Atlanta. Il suo amore particolare per la legge e le regole di sorveglianza, insieme ai suoi studi personali per far parte un giorno delle Forze di Polizia, lo aiutarono a scoprire sotto una panchina del parco uno zaino con una bomba ed a far di tutto per evacuare con tempestività quante persone possibili stavano assistendo al concerto. La bomba esplose uccidendo 2 persone e ferendole oltre cento. I mass media in poco tempo elevarono il semplice uomo ad eroe nazionale con una retorica patriottica, lasciando lui e la madre completamente stupiti.

Ma gli uomini dell’FBI che conducevano l’inchiesta, fossilizzati sul facile profilo del frustato attentatore solitario, aspirante poliziotto, che vuol diventare un eroe, lo cercavano di incastrare. – Si sospetta sempre di chi trova una bomba, come di chi trova un cadavere – così l’investigatore dell’FBI. Sbatti il mostro in prima pagina, invece la logica dei media americani. Con questi preconcetti e con la disponibilità dell’uomo buono che voleva aiutare tutti, Jewell rischiava una incriminazione. Fortunatamente un avvocato indipendente, Bryant Watson, che sapeva riconoscere i potenti nemici di Jewell (il Governo americano ed i Mass Media, che lo avrebbero voluto far friggere) lo difenderà da chi voleva a tutti i costi un colpevole sopra ogni verità. Dopo 88 giorni di indagine ed una vita di assedio poliziesco e mediatico, Jewell verrà riconosciuto non perseguibile.

Un film perfetto nella sua geometrica linearità che racchiude tematiche universali, frutto della lunga esperienza cinematografica di Eastwood. Con solo quattro personaggi, immersi nel micro/macro cosmo sociale americano, che racchiudono le forze pro e contro Richard Jewell (Paul Walter Hauser), che rimane comunque un esempio inossidabile di verità e dedizione al prossimo, chiunque esso sia. Un avvocato (Sam Rockwell) che combatte il luogo comune che chi crede nella solidarietà e nelle regole è uno sciocco od un ritardato. Una madre (Kathy Bates) che ha educato bene un figlio sognandolo uomo di successo e che poi gli farà da scudo nella disgrazia. Un poliziotto (Jon Hamm) che sulla base di un dossier anomalo valuta Jewell una mente criminale e fa di tutto per incastrarlo. Una giornalista (Olivia Wilde) che crede di riferire i fatti ma in fondo da un giornale provinciale anela alla fama ed al successo nazionali.

Ma l’idea più attuale di questo film è la denuncia di una società sempre meno affidabile e meno giusta dove quel dovere civico di collaborazione con le istituzioni si sta via via perdendo, lasciando spazio ad una ignavia ed omissione di una onesta informazione sui fatti che ognuno vive e vede ogni giorno.

E’ ormai visibile nella vita quotidiana la paura di comparire come testimoni di fatti più o meno gravi, per non rischiare di rimanere invischiati senza colpa in inchieste che possono far trovare in impicci, anche soltanto burocratici. Lo dice bene Eastwood per bocca dell’avvocato Watson:

Attenzione poi nessuno segnalerà più niente (anche una bomba) se avrà paura di diventare lui stesso un accusato.

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Maria Biamonti

Meravigliosa recensione a questo meraviglioso film

Letizia Piredda

In un’epoca in cui la volatilità delle parole e degli ideali è l’elemento caratterizzante, e la politica è ridotta a spettacolo, il messaggio di questo film arriva a scuotere l’indifferenza e il torpore che regnano sovrani. Stupisce, come dice Pino, che a lanciare questo messaggio sia un regista quasi novantenne, da molti considerato reazionario, se non addirittura fascista. E ci mette tutti in guardia: se non facciamo qualcosa per evitare il sovvertimento dei valori, che ci porta a considerare una persona buona, uno stupido, e a fare di un eroe, un potenziale accusato, rafforzeremo sempre di più la tendenza ad astenersi dalla collaborazione, dal dovere civico, dal coinvolgimento in prima persona di fronte a situazioni gravi che mettono a repentaglio la vita delle persone.