Un critofilm a Spazio Apollo 11

di Letizia Piredda

Lo Spazio Apollo 11 è un cineclub romano relativamente recente, ma dove si respira l’atmosfera  degli anni ’70: la parete su cui viene proiettato il film è stata volutamente lasciata con i segni scuri del tempo, e sopra è stato “disegnato” uno schermo bianco piuttosto grande. Non ci sono poltroncine, ma panche con una doppia imbottitura sui sedili e negli schienali, che scendono a gradoni per consentire agli spettatoti una visuale completa.
La programmazione poi è davvero ottima, con un circuito che privilegia documentari e film di rilievo ma a distribuzione limitata,  o che comunque non arrivano ai grandi circuiti commerciali.

E’ qui che mi sono ritrovata a vedere un documentario su Buster Keaton: era il 20 gennaio, strana coincidenza con l’anniversario dei cento anni dalla nascita di Federico Fellini, ma a Buster Keaton non riesco a dire mai di no e, per di più, si trattava di un’unica serata di proiezione.
Per la precisione il documentario è un critofilm, che, come dice  la definizione trovata su Wikipedia: è un termine coniato da Carlo Ludovico Ragghianti per indicare realizzazioni filmiche in cui l’interpretazione delle opere d’arte è proposta attraverso il movimento della macchina da presa, le luci, il montaggio, così da fornire non un tradizionale documentario, ma un vero e proprio testo critico realizzato secondo le logiche del linguaggio cinematografico . [1]

Nel caso specifico il film è  stato realizzato attraverso il montaggio di frasi tratte dalla sua autobiografia (Memorie a rotta di collo, Feltrinelli 1995 – My Wonderfull Word of Slapstick 1960) – e presentate come cartelli del cinema muto, sequenze dei film, musiche per piano (ragtime, blues, jazz) tratte da film contemporanei, foto dell’album di lavoro e di famiglia.
Questo critofilm è il 25° Autoritratto di Pasquale Misuraca, che lavora per passione, con collaboratori volontari e, quindi, totalmente al di fuori dei circuiti di distribuzione dei film. A precedere la proiezione, una presentazione del regista e del montatore Mario  Di Chiara.

Due i motivi essenziali  per cui il regista ha voluto fare questo documentario:
1) Perché è un autore poco conosciuto, soprattutto ai giovani;
2) Perché è un autore perseverante: nei suoi film infatti Keaton lotta, non si abbatte mai, persevera fino alla fine, senza rassegnarsi alla sconfitta. E questo aspetto è quello in cui il regista si riconosce e si identifica, e, di qui, il nome Buster Keaton Autoritratto.
Sicuramente un’ora e quaranta di godibilità assoluta partendo dalle prime comiche e arrivando agli ultimi film dove Buster Keaton ha recitato come attore. Tra questi, cosa che non ricordavo affatto, anche Sunset Boulevard, 1949 (Viale del Tramonto). Il risultato è di tutto rispetto, probabilmente con dei limiti, dovuti, tra l’altro, alle  restrizioni del materiale a disposizione. Ma non così distante dal Documentario The great Buster, a celebration, di Bogdanovich presentato a Venezia ’74, e molto criticato da più parti per diversi motivi:  il montaggio frenetico , le testimonianze iper-spezzettate e  non particolarmente innovativo rispetto alle   opere precedenti. Inoltre B. monta anche estratti dai film di Keaton di pessima qualità visiva, cosa abbastanza inspiegabile per una produzione così importante. Interessanti invece, le pubblicità o, se vogliamo, i Caroselli, che Keaton fu costretto a fare per sopravvivere negli anni 50-60, dopo il periodo di forte depressione, dovuta a cause sia artistiche che personali, che costituiscono dei preziosi sketch nei quali spesso il genio comico ritrova il talento passato.

Nella discussione che è seguita alla proiezione del critofilm, è stata avanzata una critica, esattamente la stessa che è stata fatta anche al documentario di Bogdanovich: non viene citato “Due marines e un generale”, il film italiano di Luigi Scattini in cui il grande comico del muto interagì – spesso in modo intelligente e spassoso – con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Un film che, nel nome di Keaton e dei due siciliani, andrebbe riscoperto e rivalutato.

[1] Critofilm

About Letizia Piredda 191 Articles
Letizia Piredda ha studiato e vive a Roma, dove si è laureata in Filosofia. Da diversi anni frequenta corsi monografici di analisi di film e corsi di critica cinematografica. In parallelo ha iniziato a scrivere di cinema su Blog amatoriali.
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