La Redazione
Alcuni giorni fa Giuliano Montaldo ha raccontato un simpatico episodio accaduto ai tempi delle riprese di L’agnese va a morire, film del 1976.
‘Un mese prima delle riprese la Thulin va nelle valli di Comacchio per ambientarsi, conoscere i posti, rubare l’accento (recitò in italiano, anzi in romagnolo pur sapendo che sarebbe stata doppiata). Decide che deve muoversi in bicicletta, come l’Agnese, e assieme al caporeparto dei trovarobe va in una vecchia rimessa dove le fanno provare una serie di vecchie biciclette d’epoca.
Ne prova tre o quattro, le tocca, le annusa, le tasta e alla fine ne sceglie una e dice “E’ questa!”. Un meccanico prende la bici e le dà una sistemata. Smonta il manubrio per metterci un po’ d’olio. E nella canna alla quale era attaccato il manubrio scopre un foglietto. Lo leggono. E’ un messaggio diretto a un capo partigiano. La bicicletta era appartenuta a una staffetta e quel messaggio era rimasto lì da allora, senza che nessuno l’avesse mai trovato. Chissà che fine aveva fatto, la donna che aveva montato quella bicicletta trent’anni prima?’