di Patrizia Montani
Cinderella, USA 1950 di Walt Disney, fa parte di una lunga serie di film di animazione, iniziata con Biancaneve e i sette nani del 1937. Il grande successo mondiale di quest’ultimo film incoraggiò il produttore a tradurre in cartoni animati diverse fiabe ( 1), tutte di notevole qualità tecnica e formale, tutte contrassegnate da un inguaribile ottimismo roosveltiano e da uno stile un po’ “manierato e stucchevole”(2 ).
La protagonista è una ragazza orfana che vive insieme alla matrigna ed alle sorellastre e sogna il grande amore; lo troverà alla fine della storia, secondo la narrazione di Perrault, cioè con l’aiuto della fata madrina e smarrendo la scarpina di cristallo.
L’ambientazione è nell’Europa dell’Ottocento, come si evince dai costumi e dal famoso castello di Disney( 3).
A ben guardare però Cenerentola sembra più che altro una ragazza americana degli anni ’50: niente cenere, nessun camino, la fanciulla ha un aspetto lindo e ordinato, un abbigliamento semplice, non certo ottocentesco, un atteggiamento positivo verso la vita, accudisce i suoi amici animali, e non è assolutamente piegata dalle angherie dalla matrigna.
La vediamo svegliarsi nel suo candido letto e cantare trasognata “ i sogni son desideri”, fare la doccia con l’aiuto degli uccellini, indossare un grembiule da perfetta massaia e preparare la colazione per tutti. Seguono alcune ( forse troppe) scene di schermaglie tra gli amici di Cenerentola , (uccellini e topolini antropomorfi) ed il perfido gatto Lucifero (luogotenente della matrigna).
La storia di due innamorati e le loro difficoltà per ritrovarsi, i personaggi minori stereotipati (sorellastre, brutte e ridicole, vecchio re bonario, gran ciambellano un po’ tonto e munito di solito monocolo) e soprattutto la fata madrina, non la creatura alata ed eterea che ci si aspetterebbe ma una anziana zietta cicciottella , fanno di Cenerentola di Walt Disney più che una fiaba, una vera commedia.
Note
[1] Tra il 1937 e il 1967: Pinocchio, Fantasia, Dumbo, Bambi, I tre Caballeros, Alice nel paese delle meraviglie, Lilly e il vagabondo, La bella addormentata nel bosco, La carica dei centouno, La spada nella roccia, Il libro della giungla.
[2] Rondolino Tomasi Manuale di storia del cinema. UTET, 2014
[3] Il castello del logo WD esiste davvero , è in stile neo gotico ed è appartenuto a Ludovico di Baviera. Il nome è facilissimo: Neushwanstein, costruito alla fine del XIX secolo, in onore di Wagner.