di Miryam Jenco
Les epouvantails di Nouri Bouzid, 2019 Sezione Sconfini
Il regista tunisino, alla seconda partecipazione ad una mostra cinematografica internazionale, vuole testimoniare con il suo film il periodo buio della Tunisia, durante il regime islamico, per rompere il silenzio che ha avvolto molte vittime.
È la storia di Zina e Djo, due ragazze che fanno ritorno in Tunisia dal fronte siriano, dopo un sequestro durante il quale sono state brutalizzate e sottoposte ad ogni tipo di violenza. Nonostante l’aiuto tramite un’associazione umanitaria da parte di un medico e di un avvocato, il reinserimento é reso ancora più difficile dalla mentalità corrente e dall’ambiente circostante.
Il titolo Gli spaventapasseri, collegato alla frequente presenza di inquadrature dove sono messi in mostra degli spaventapasseri di legno, che la madre di una delle due protagoniste costruisce per venderli ai turisti, potrebbe riferirsi in senso critico ai terroristi.
Il contenuto di questo film è fortemente drammatico, ma a mio giudizio viene portato sullo schermo con una modalitá originale, rispetto ad altri film con contenuti affini.
I film prodotti nei paesi arabi sono spesso caratterizzati dalla presenza di colori spenti, sfumati tra il grigio, giallo pallido, nero, grigio verde; in questo film invece irrompono spesso sullo schermo luce e colori brillanti e vivaci come il rosso e l’azzurro, a contrastare la tragicità del contenuto: la vita contro la morte, che rappresenta anche la scelta di segno opposto delle due protagoniste, una sceglie la vita e l’altra sceglie la morte.
Il regista, dotato di grande sensibilità nell’affrontare la tematica, riesce a catturare il pubblico inserendo scene molto crude, utilizzando una fotografia di grande potenza espressiva. Ne risulta un film meritevole di attenzione, sia per la tematica che per la forma filmica.
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