a cura di Letizia Piredda
In generale il passaggio da un’inquadratura ad un’altra avviene tramite lo stacco, cioè il passaggio diretto e immediato da un piano a quello successivo.
Un altro modo per passare da un’inquadratura ad un’altra è la dissolvenza che può essere di vari tipi:
1. La dissolvenza d’apertura, in cui l’immagine appare progressivamente a partire dal nero dello schermo.
2. La dissolvenza in chiusura, in cui l’immagine scompare progressivamente fino a diventare nera.
3. La dissolvenza incrociata, quando l’immagine che scompare e quella che compare si sovrappongono per alcuni istanti sullo schermo.
Le dissolvenze erano utilizzate di frequente nel cinema classico, in particolare per evidenziare i passaggi tra una scena e l’altra e indicare così l’esistenza di un’ellisse o salto temporale.
Rispetto alle dissolvenze incrociate, le dissolvenze in chiusura rappresentano una pausa più pronunciata, interrompono il flusso narrativo e separano nettamente le azioni che le precedono da quelle che le seguono. Altre soluzioni di punteggiatura, ora cadute in disuso, sono l’iris, dove un foro circolare si apre o si chiude intorno ad una parte dell’immagine, e la tendina, in cui la nuova immagine si sostituisce alla precedente facendola scorrere via dallo schermo.
In vari film d’autore moderni l’uso dell’iris ha il significato di un omaggio al cinema delle origini. Ne sono un esempio alcuni film di Wim Wenders, come Lisbon Story e I fratelli Skladanowsky, in cui il regista fa un uso ripetuto di questo segno d’interpunzione.